CLAUDIO
Cronaca

L’albergo svizzero i sogni cantonali e quella cameriera

Negri La rubrica di oggi non ha capo né coda. Ha comunque un hotel e una cameriera. Insomma, mica...

Negri La rubrica di oggi non ha capo né coda. Ha comunque un hotel e una cameriera. Insomma, mica...

Negri La rubrica di oggi non ha capo né coda. Ha comunque un hotel e una cameriera. Insomma, mica...

NegriLa rubrica di oggi non ha capo né coda. Ha comunque un hotel e una cameriera. Insomma, mica poco. L’albergo, per sobrietà di forme pur a ridosso del liberty, era nel complesso accostabile a uno di quei sanatori svizzeri che ci si immagina leggendo Thomas Mann con qualche linea di febbre. Un sanatorio svizzero con vista mare, però. Sbocco ligure di una montagna incantata senza prognosi. Il gioco funzionava anche a livello della battigia. Meglio se d’inverno, quando la nonna andava in soggiorno climatico con una missione inderogabile: sfamare tutti i gatti e tutti i gabbiani della baia.

Dentro all’albergo svizzero si facevano sogni cantonali, fieri e garrenti: la clientela di febbraio – nonni lombardi e piemontesi - si adeguava al singolare clima, si sentiva a suo piacevole disagio per quelle sale stuccate, per lo scalone a chiocciola che risaliva elegante le classi del Titanic su fino all’iceberg immobile della Jungfrau. Dagli abbaini si godeva una grande vista, si tornava a fare i conti col mare, basso e alto, con la casa dei doganieri e il raro lume della petroliera. E la cameriera? Già, la cameriera. Era una ragazza mora, gli occhi sottili, i ricci corvini di naturale esuberanza. Un viso un po’ così, proprio da tipa ligure, con vaghi trasalimenti berberi. Come si chiamava? Colomba, forse. Somigliava a una diva del cinema muto, venuta da quel mar Ligure ipertrofico che bagna Los Angeles. Con la Svizzera niente da spartire, ma la Colomba in quell’albergo per rocciatori insabbiati ci stava benissimo. Non era l’unica cameriera in servizio in sala da pranzo, si capisce, era quella però che rubava gli occhi a tutti. Non che fosse bellissima, tuttavia anche quelli che la immaginavano sfrigolare ignuda in un fritto misto, Venere alle soglie del punto di fumo, avevano i loro buoni motivi per sentirsi coinvolti in una specie di gioioso affanno. Per quanti anni la Colomba è rimasta a servizio? A conti fatti, sempre troppo pochi. Oggi l’albergo svizzero è all’asta, dormono gli abbaini, tace lo scalone, una colomba beccotta qualcosa sulla terrazza deserta. E noi non abbiamo più voglia di giocare.