Lainate, in coma dopo una festa: "Giustizia per mio figlio". Mattarella: seguo il caso

Lettera della madre di Luca, 22 anni. Il presidente risponde all’appello sottolineando di aver fiducia nell’operato dei magistrati

Luca Castiglioni con la madre Chiara Taverna

Luca Castiglioni con la madre Chiara Taverna

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Lainate (Milano) «Egregio Presidente. Il mio è un grido di dolore di madre e glielo affido, sentendo Lei un padre giusto e compassionevole per tutti noi suoi cittadini. Come posso avere ancora fiducia in un sistema malato, che parla di burocrazia, di vizi di forma e che non si preoccupa di pensare a come sta Luca, vittima di ciò che è avvenuto? Luca non è burocrazia (...) e non si gioca con la vita delle persone, mai. Come faccio a credere ancora nella giustizia? Me lo ha chiesto anche mio figlio e io non ho saputo rispondere".

Destinatario il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Mittente Chiara Taverna, la mamma di Luca Castiglioni, 22 anni di Lainate che, notte tra il 26 e 27 luglio 2019, finì in coma durante una festa di compleanno a casa di amici a Nerviano, in provincia di Milano. Spinto con troppa violenza per "un gioco finito male", cadde a terra sbattendo violentemente la testa sul pavimento di marmo. Luca ha lottato tra la vita e la morte in terapia intensiva e ha fatto una lunga riabilitazione. Lo scorso 12 gennaio la Procura del Tribunale di Milano ha chiuso il processo contro l’unico imputato, un 27enne di Parabiago accusato di lesioni colpose, a causa di un "difetto di condizioni di procedibilità". E Chiara che aveva sempre riposto fiducia nella giustizia, ora non ci crede più e ha deciso di scrivere al presidente della Repubblica, Mattarella.

Una lunga lettera in cui racconta della "riabilitazione lunga e lacerante" ed ancora "il cammino per riconquistare la parola, la respirazione, la deambulazione, la capacità di comprendere è stato davvero tortuoso. Anche il cammino legale è stato altrettanto doloroso e difficile da affrontare". Lamenta indagini superficiali, "chi fa le indagini non convoca mai Luca, non lo ascolta e lui non si sente ascoltato, compreso, accompagnato nella difficile accettazione della sua condizione... Io gli racconto di un mondo difficile dove, però, la Giustizia c’è, dove la verità è possibile...". E invece non va così. Il processo si è chiuso, non c’erano i requisiti per procedere. "Luca mi ha guardata con occhi spenti e mi ha detto sprezzante: “Come fai, ora a credere ancora nella Giustizia?”", scrive mamma Chiara.

Inaspettata, è arrivata la risposta a firma del direttore generale del Segretariato generale della presidenza della Repubblica che esprime "vicinanza per le difficili condizioni di salute di Luca" e invita Chiara "a riporre fiducia nell’operato della magistratura che è chiamata a una complessa valutazione dei fatti nel rigoroso rispetto della legge".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro