
Uno dei tre arrestati immortalato mentre afferra una scatola del magazzino
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«Se riesci, due... Tu buttale da qualche parte, imboscale da qualche parte...". Con una raccomandazione chiara: "Per telefono no", lasciando intendere “nessuna trattativa a distanza“. Per non rischiare. Ma i dipendenti infedeli che lavoravano per conto di cooperative all’ospedale Policlinico Mangiagalli erano già intercettati e spiati dalle telecamere nascoste dai Carabinieri del Nas, mentre rubavano farmaci antitumorali costosissimi come Stelara e Keytruda definiti in codice "orologi" o "profumi", che poi venivano venduti in Egitto. Accertato un danno al Servizio sanitario nazionale di oltre 178mila euro ma si stima un ammanco per il 2021 di quasi 950mila euro (furti attribuibili a chi? Si continua a indagare). La banda aveva tremato solo a fine anno, al momento dell’inventario: "Dura quattro giorni, poi loro portano tutto a zero e o viene fuori il botto forte che succede un casino o è tutto tranquillo. Se è tutto tranquillo, basta, tranquilli!".
Alla fine, “il botto“ è arrivato a fine marzo, frutto delle indagini partite lo scorso ottobre: tre persone sono finite in manette su ordine del gip Alessandra Di Fazio, considerando la "spregiudicatezza con la quale agivano, utilizzando il magazzino di via della Commenda alla stregua di “una farmacia“ al loro esclusivo servizio": Francesco Adamo, di 37 anni, dipendente di Coopservice incaricata della gestione del magazzino farmaceutico; il collega Diego Rossi, trentottenne, collega, e Samy Deghidy, egiziano di 51 anni, della cooperativa Colser che si occupa del servizio di pulizia e igiene ambientale.
Secondo quanto emerso, i primi due sovrintendevano e coordinavano le attività illegali rubando i farmaci (almeno 42 confezioni) mentre il terzo commissionava gli ordini indicando il tipo e il quantitativo specifico di medicinali da trafugare, a seconda della domanda, si procurava il denaro e poi si dava da fare per smerciare le scatole rubate, che, stando a quanto segnalato ai carabinieri da una fonte confidenziale, conservava nella sua casa di via Arquà in zona via Padova prima di consegnarle a corrieri di fiducia. In una intercettazione, Deghidy cerca di rassicurare un interlocutore che aspetta la merce: "Sto aspettando il figlio di una sporca, mi ha detto che mi l’avrebbe data (la roba) a fine giornata. Vedremo questo figlio di una donna". Come venivano rubati i farmaci? L’escamotage è stato ripreso dalle telecamere nascoste: Adamo oppure Rossi entravano nella cella frigorifera e con una mossa finto-maldestra facevano cadere alcuni contenitori per terra, li raccoglievano e li infilavano in tasca.
Una volta rientrati in ufficio, li nascondevano nello zaino di Rossi, il quale poi li consegnava a Deghidy. Gli scambi avvenivano in zone diverse, da Assago a a Porta Romana a Corvetto. Fermati per un controllo all’apparenza casuale, i carabinieri hanno trovato nello zaino passato al setaccio nove confezioni di farmaci del valore di oltre 15mila euro. Ma il “business“ è andato avanti. Controlli (con sequestri) sono avvenuti anche in aeroporto, prima di viaggi verso l’Egitto. E la banda è corsa ai ripari, sincerandosi che venisse cancellato il prezzo dei farmaci dalle confezioni: "Hai tolto tutti i prezzi, vero?". "Ho tolto tutto, ho tolto anche il prezzo e ho girato lo scotch attorno a tutto".
«Grazie alle attività di verifica e controllo – scrive il Policlinico in una nota – e alla piena collaborazione offerta alle forze dell’ordine è stato possibile raccogliere prove, documentare i movimenti illeciti e identificare le persone che risulterebbero coinvolte nella sottrazione dei farmaci. La somministrazione delle terapie ai pazienti non ha mai subìto alcun ritardo o problema, e le cure sono sempre proseguite".