MARIANNA VAZZANA
Cronaca

L’accoglienza quotidiana: "Creando delle relazioni li togliamo dalla strada"

L’educatrice Francesca Galeotta gestisce l’organizzazione delle attività per i ragazzi. Venerdì ultimo giorno. "L’intenzione è ricominciare ma servono aiuti istituzionali".

L’accoglienza quotidiana: "Creando delle relazioni li togliamo dalla strada"

L’accoglienza quotidiana: "Creando delle relazioni li togliamo dalla strada"

"Prima ancora della lingua, prima del coinvolgimento nelle attività, pensiamo a creare relazioni". A parlare è Francesca Galeotta, educatrice, responsabile del progetto per i minori stranieri non accompagnati messo in campo dall’oratorio di San Giovanni Battista alla Bicocca in viale Fulvio Testi. C’è lei, insieme alla collega Silvia Caserio, ad accogliere i 26 ragazzi, ogni mattina, in arrivo da comunità e dormitori che si trovano in diversi quartieri della città.

I ragazzi arrivano da voi spontaneamente?

"Generalmente vengono mandati qui dalle comunità o dai servizi sociali, perché possano essere coinvolti nelle attività che offriamo. Ma con il tempo si è sparsa la voce e capita che qualcuno venga a bussare direttamente alla porta. Adesso siamo al completo e ci auguriamo che questo esperimento possa prendere vita anche in altri oratori, perché c’è un bisogno infinito. Qui cerchiamo di dare loro delle opportunità: tanti ragazzi, dopo aver trascorso la notte nelle strutture, starebbero per strada. Allora abbiamo messo a punto un servizio per loro, con scuola di italiano, laboratori artistici e di falegnameria, cucina, teatro e attività sportive. Loro stessi, poi, si danno da fare per la comunità: stamattina (ieri per chi legge, ndr) c’è chi sta sistemando la pista di biglie nel giardino dell’oratorio. Domenica, alla festa della comunità, alcuni di loro hanno collaborato in cucina. Si è creata una bella atmosfera. Ora alcuni faranno anche gli animatori per i bambini del quartiere, all’oratorio estivo. Per me è un traguardo raggiunto".

Quella della lingua è la barriera principale?

"Sì. Molti, quando sono arrivati da noi, non sapevano neanche una parola d’italiano. Ora tutti sono in grado di capire conversazioni elementari e di rispondere. E questo lavoro fa bene anche alla comunità: questi ragazzi ci stanno dando tantissimo".

Che cosa stanno dando alla comunità?

"Hanno acceso l’entusiasmo di tanti. Una trentina di persone si è messa a disposizione sul campo: c’è chi insegna italiano a questi ragazzi e chi mette a disposizione le proprie competenze, chi nello sport chi nel teatro o nei lavori manuali. E in realtà tutta la comunità collabora, anche a distanza, fornendo materiale o altro. Già solo incontrare questi ragazzi abbatte pregiudizi. È vero che minori stranieri non accompagnati a volte commettono reati ma questo succede perché sono soli. Perché nessuno li ha agganciati prima, per toglierli dalla strada. Noi siamo arrivati giusto un passo prima, trovando in ciascuno potenzialità e bellezze infinite".

Venerdì sarà l’ultimo giorno?

"Purtroppo sì. Poi gli spazi serviranno per l’oratorio estivo. Ma vorremmo ricominciare a settembre, con aiuti adeguati. Anche solo dare a tutti il pranzo è un costo. Ci vorrebbe un aiuto istituzionale".