La versione di Casini Al Parenti il confronto tra La Russa e Sala "Il sindaco ha il quid"

L’ex presidente della Camera lunedì a Milano per presentare il suo libro: primo confronto pubblico tra presidente del Senato e primo cittadino "Ruolo nazionale per Beppe, al Nord bisogna parlare con le imprese" .

La versione di Casini  Al Parenti il confronto  tra La Russa e Sala  "Il sindaco ha il quid"

La versione di Casini Al Parenti il confronto tra La Russa e Sala "Il sindaco ha il quid"

di Massimiliano Mingoia

Lunedì alle 17.45, al Teatro Franco Parenti, alla presentazione del libro “C’era una volta la politica. Parla l’ultimo democristiano’’ di Pier Ferdinando Casini (Piemme, 18,90 euro), sul palco con l’ex presidente della Camera e senatore del centrosinistra ci saranno due importanti esponenti politici milanesi di sponde politiche opposte: il presidente del Senato Ignazio La Russa e il sindaco Giuseppe Sala.

Casini, è la prima volta che La Russa e Sala si confrontano pubblicamente dalle Politiche del 25 settembre 2022. Come ha fatto a convincerli a salire sullo stesso palco?

"La Russa e Sala sono due persone che non confondono le dure polemiche politiche con il loro impegno istituzionale. Si rispettano e credo che collaborino per il bene di Milano. Hanno anche una cosa in comune: la fede calcistica, tifano entrambi Inter. Ma mi sarebbe piaciuto che alla presentazione del mio libro ci fosse anche un altro importante politico milanese".

Chi?

"Silvio Berlusconi (ancora ricoverato all’ospedale San Raffaele, ndr), perché una parte della mia vita politica è legata a lui. Molte volte siamo stati d’accordo, tante volte abbiamo litigato. Per cinque anni ho sostenuto i suoi Governi, per altrettanti anni sono stato all’opposizione dei suoi esecutivi. Ma anche nei momenti delle più aspre polemiche, come ricordo nel libro, non è mai venuto meno il rispetto e l’amicizia reciproca".

Nel suo libro racconta più di un incontro tra lei e Berlusconi, a partire dal periodo della discesa in campo del leader di Forza Italia.

"Andai ad Arcore in autunno, il parco era pieno di foglie cadute dagli alberi e c’era un giardiniere che le raccoglieva. Berlusconi mi spiegò il suo disegno politico di mettere insieme il centro e la destra, la Lega e la destra, per vincere le Politiche del 1994. Io gli dissi: “Silvio, tu sei un imprenditore straordinario, ma non hai esperienza politica, non ci riuscirai mai’’. Lui non si arrabbiò, uscì un attimo, si mise a chiacchierare con il giardiniere, poi tornò e mi disse: “Pier, tu mi ha detto la stessa cosa che anni fa mi disse il presidente della Sampdoria Paolo Mantovani, quando gli raccontai che volevo prendere il Milan e vincere la Coppa dei Campioni: “Silvio, sei un bravo imprenditore ma di sport non capisci nulla’’. Nel mio libro, inoltre, ricordo quando ruppi con Berlusconi, nel 2008, dicendogli che i nostri valori non erano in vendita e che non tutto si poteva comprare nel nostro Paese. Un po’ lo stesso concetto che più di recente gli ha ripetuto la premier Giorgia Meloni...".

Meloni gli ha detto "io non sono ricattabile".

"Certo, ma io avevo davanti il Berlusconi del 2008, non quello del 2023. Non aggiungo altro".

Tornando ai due relatori della presentazione del libro di lunedì, come giudica, da ex presidente della Camera, l’operato di La Russa come numero uno di Palazzo Madama? Tante polemiche sulle sue parole su fascismo, gay... Il presidente del Senato parla troppo?

"La Russa ha un carattere forte e non si è mai nascosto. Deve prendere bene le misure del suo incarico e mi sembra che quando recentemente c’è stata la polemica su via Rasella, la sua ammissione pubblica di aver sbagliato sia stata un gesto di onestà molto significativo da parte della seconda carica dello Stato. Non tutti, nella sua posizione, l’avrebbero fatto. La Russa è un uomo che ha avuto una passione politica molto distante dalla mia, è sempre stato coerente e non l’ha mai nascosto".

Come giudica, invece, l’operato di Sala? A Milano si parla da anni di un ruolo nazionale per lui. Secondo lei il sindaco di Milano ha il quid – per usare un’espressione berlusconiana – per fare il salto nella politica nazionale?

"Mi faccia fare una premessa: il sindaco di Milano è di per sé un protagonista della politica nazionale, Milano è una città troppo importante per il Paese. Detto questo, Sala il quid ce l’ha e l’ha dimostrato. Ma bisogna capire se si sente di avere un ruolo nazionale. In politica bisogna avere la convinzione di fare alcune cose. Da quello che vedo da fuori Milano, Sala ha avuto una motivazione forte per fare il sindaco. Non so se ha la stessa motivazione per avere ruoli nella politica nazionale. Dunque il quid ce l’ha, se ha voglia di avere un ruolo nazionale, invece, bisogna chiederlo a lui. Lo spazio politico ci sarebbe, perché c’è una drammatica esigenza del centrosinistra di avere personalità che interloquiscano con il mondo produttivo del Nord".

Spesso si parla di una “questione settentrionale’’ per il centrosinistra.

"Sì, c’è una questione grande come una casa".

Nel suo libro si parla poco o nulla di Milano. Il capoluogo lombardo conta poco, alla fine, nella politica nazionale?

"No, Milano ha un peso molto forte nella politica nazionale ed è la capitale economica del Paese. Io ricordo i grandi democristiani del Nord: Marcora, Rognoni, Bassetti. Anche negli ultimi anni Milano ha espresso personalità politiche significative: il già citato La Russa, ma anche Berlusconi, Formigoni, Maroni, Moratti, Pisapia e Tabacci".

Il suo libro si intitola “C’era una volta la politica’’. Un titolo nostalgico e sconsolato?

"Il titolo vuole essere una provocazione e un invito. La denuncia che non c’è più la politica e l’invocazione a farla tornare. Una politica fatta di radicamento territoriale, di competenza, di professionalità e di formazione, cosa che oggi non si fa più".

Da “ultimo democristiano’’ (il sottotitolo del suo libro) era meglio quando c’era la Dc?

"Declino le responsabilità sul titolo di “ultimo democristiano’’. Parlando di Lombardia e di Milano, qui l’ultimo democristiano è sicuramente Giuseppe Guzzetti. Ciò detto, il mio non è un libro nostalgico. È un libro che, coltivando la memoria, invita a recuperare la politica ed è un invito ai giovani a fare politica".

Non è un caso che uno dei principali obiettivi polemici del suo libro sia l’antipolitica.

"Io che sono l’emblema di 40 anni di politica, non posso certo coltivare simpatie per l’antipolitica, che comunque nel frattempo è franata. I fatti mi hanno dato ragione".

Ora c’è un Governo pienamente politico. Come giudica l’operato della premier Giorgia Meloni e del suo esecutivo?

"Non posso dare un giudizio positivo sul Governo, che nel suo rapporto con l’opinione pubblica sta in piedi solo grazie alla Meloni".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro