
Gianfranco
Pelletti*
Nella zona tra la stazione Centrale e corso Buenos Aires è cambiato il tessuto sociale: quella che era una parte della vecchia Milano fino a qualche decennio fa ora ha una nuova pelle. Si è creata una sorta di "dominio" di nordafricani, ce n’è un quantitativo notevole, e basta anche solo una passeggiata per rendersene conto. La gente ha paura perché rispetto al passato è più frequente assistere (o rimanere vittime) di scippi, borseggi e rapine. I controlli delle forze dell’ordine ci sono ma non è facile intervenire. Fanno quello che possono. E io mi auguro che con la loro efficienza, unita alla tecnologia, ai filmati delle telecamere di videosorveglianza e all’ascolto dei testimoni, si possa risalire presto agli autori di questa rapina finita in tragedia.
Immagino il signore di 60 anni trovatosi di fronte ai banditi, alla sua paura, al suo tentativo di opporsi, suppongo, a quella prepotenza. Deve aver fatto resistenza perché non voleva essere rapinato e purtroppo ha perso la vita. Stessa cosa accaduta a Samsul, la vittima di 23 anni uccisa sempre per una rapina finita male, nella stessa zona, ad aprile del 2018. Resto sempre turbato quando accadono questi fatti così violenti e mi domando come, per certe persone, la vita possa valere così poco. Non so naturalmente chi siano i responsabili ma se vengono descritti come nordafricani penso subito ai montanari della catena Atlante, abituati a maneggiare il coltello fin da piccoli, che vivono di pastorizia. Io ho lavorato in Comune per 37 anni, di cui 27 per la polizia locale, sulla strada, e sono in pensione da 20... Ai miei tempi Milano era tutta diversa. C’era anche molta più solidarietà da parte delle persone, che tendevano a intervenire più prontamente per aiutare gli altri. Ora no, anche perché c’è più paura e di conseguenza la tendenza a stare in disparte. Il cambiamento è inevitabile ma io mi auguro che le cose possano migliorare. *Presidente
dell’Associazione
Polizia locale di Milano