La Tria sperimenta la settimana corta

Per sette mesi i dipendenti lavoreranno 36 ore su 4 giorni senza riduzione di stipendio per conciliare la vita familiare

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di Laura Lana

Per sette mesi i dipendenti di Tria, azienda colognese, sperimenteranno la settimana breve. Da 40 ore gli oltre cento addetti passeranno a 36, senza alcuna riduzione dello stipendio. Una decisione che parte da lontano e che ha visto giocare un ruolo decisivo proprio alla pandemia. Nella primavera del 2020 la società, specializzata in tecnologie per la lavorazione della plastica, ha attivato da subito lo smart working: da un giorno all’altro gli operatori hanno dovuto gestire il lavoro in autonomia, senza controllo dell’orario. Il risultato secondo Tria è stato tale da far diventare la misura strutturale: nel corso dei mesi dell’emergenza l’azienda ha visto la produttività migliorare e il fatturato aumentare. Inoltre, sono state progettate nuove tecnologie e macchine innovative, che hanno riscosso successo in occasione della presentazione al K 2022, la più importante fiera internazionale del settore, che si è svolta a ottobre.

"Il periodo della lotta al Covid-19 ci ha visto uscire più forti di prima – ha commentato il ceo Stefano Venturelli – e questa nuova modalità di lavoro ha permesso di dedicare più tempo alle proprie passioni e alla famiglia, nel rispetto delle esigenze professionali, con oggettivi miglioramenti sul piano dei traguardi aziendali". Così, allo scadere del termine obbligatorio per l’uso del lavoro agile, i vertici si sono trovati di fronte "al dilemma se porre ancora più attenzione al work-life balance di ognuno, dando più spazio per il tempo libero e la vita privata". La risposta del ceo Venturelli è stata affermativa. Così l’estate scorsa, ancor prima dell’uscita della notizia da parte di Intesa Sanpaolo, la Tria ha avviato uno studio di fattibilità sulla settimana corta, arrivando a introdurla a partire da questo mese. "Sarà sicuramente un progetto propedeutico a nuovi sviluppi", ha annunciato l’HR manager Stefania Fumagalli, puntando su nuovi sistemi informativi, sulla riorganizzazione dei processi produttivi, sull’ottimo livello di produttività raggiunto. "L’idea della settimana corta è stata il frutto di un’attività concertata, che ha coinvolto nelle fasi di valutazione e definizione anche la sindacalista Rosy Baioni – ha spiegato l’azienda -. La proposta è stata accolta con entusiasmo dai dipendenti, tutti coscienti della responsabilità e felici di poter essere una delle prime aziende italiane a rendere concreta questa nuova modalità di lavoro".

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