La Terra brucia ma noi balliamo sul vulcano

Maria Rita

Parsi

La giornata mondiale della Terra. Più che un festeggiamento, una veglia funebre. Il nostro Pianeta, terzo del sistema solare e unico, fino a prova contraria, ad ospitare vita, è moribondo. Lo dimostrano, in modo inequivocabile, rilevazioni, dati, numeri, analisi, studi scientifici. Tutto ciò che si può sintetizzare con la parola “evidenze”. Queste ultime possono essere accettate o anche, se si abdica alla ragione, respinte. È il caso dei negazionisti - forse gli stessi che, di fronte agli orrori putiniani, dicono che gli ucraini le fosse comuni se le costruiscono da soli – secondo i quali la Terra se la passa bene e che le attività degli uomini non hanno alcun impatto sul suo stato di salute. Peccato che molti dei leader del mondo, che pure sembrano prendere atto dell’emergenza, rispondano in modo flebile ed ipocrita, firmando accordi puntualmente non rispettati e con scadenze ogni volta rimandate, guardando all’interesse immediato proprio e delle proprie nazioni e trascurando quello generale e a medio-lungo termine, del pianeta e dei suoi abitanti tutti, umani, animali e vegetali che siano. Ebbi modo di scrivere, qualche anno fa, che “il potere è in mano ai folli”. Debbo constatare con amarezza che tale affermazione trova quotidiana, puntuale, conferma. E dunque, parafrasando Cassandra (che non a caso fece una brutta fine), la Terra brucia, ma la risposta, anziché spegnere l’incendio, è quella di “ballare sul vulcano”. Appurato che siamo governati da indecision-makers, non resta che appellarsi all’iniziativa della cosiddetta gente comune o, se preferite, società civile (sebbene l’attuale società di civile abbia ben poco). E non è un caso che leader della battaglia contro il cambiamento climatico e disastri annessi sia una ragazzina, Greta Thunberg, la cui età incorpora quell’ideale di speranza che negli adulti finisce per trasformarsi in cinismo e indifferenza. A lei, e ai tanti e tante che ne seguono l’esempio, è affidata la missione di scuotere l’opinione pubblica dal sonno della coscienza (ammesso che ve ne sia ancora una). E ai vecchi adolescenti, gruppo di “irriducibili sognatori con i piedi piantati nella concretezza”, del quale mi pregio di fare parte, il compito di accompagnare questi giovani nelle presenti e future battaglie.

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