Sono “storie di ordinario orrore“ quelle raccontate nella mostra aperta fino al 25 a Villa Burba di Rho. Promossa dall’amministrazione comunale in collaborazione con Aned Milano – Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, la mostra “Non era giusto non far niente. La Resistenza della famiglia Baroncini. Ravensbrück e la deportazione delle donne“, racconta le storie di 130mila donne deportate nel campo nazista di Ravensbrück. "Le tre sorelle Baroncini erano ragazze semplici, che hanno scelto di dare un contributo alla lotta per la libertà – dichiara Ambra Laurenzi, realizzatrice della mostra, figlia e nipote delle ex deportate Mirella Stanzione e Nina Tantini, presidente del Comitato internazionale di Ravensbrück –. Non era giusto, per loro, non fare niente. Non era giusto per me non ricordare la storia di mia madre, di mia nonna, di tutte le deportate sottoposte a violenze insostenibili. Non esiste momento storico in cui far finta di nulla. Per le sorelle Baroncini fu coraggio? Io credo fosse senso del dovere, idea di cittadinanza. La loro famiglia ha pagato un prezzo altissimo: padre, madre e una figlia sono morti nei campi nazisti. Credo sia opportuno riflettere sulla deportazione delle donne, che quando sono tornate vive dai lager hanno anche dovuto subire giudizi del tipo ‘se sei viva, ti sarai venduta ai tedeschi’. Inaccettabile". All’inaugurazione della mostra gli studenti delle classi 4A e 4B indirizzo turismo dell’istituto Mattei, che faranno da guida a 450 visitatori coetanei. "Tornare umani è la chiave di lettura, dal momento che oggi tantissimi uomini, donne e bambini subiscono violenze simili a quelle dei lager – afferma il sindaco Andrea Orlandi – Questa non è storia passata, ma attuale, dobbiamo fare in modo che non sia storia futura". Roberta Rampini
CronacaLa storia di 130mila deportate: "Non era giusto non far niente"