La scelta di Lucia: mi gioco tutto E la libreria diventa indipendente

Dal franchising con Mondadori alla gestione in proprio, un passo che di questi tempi può sembrare azzardato "Il 2022 è andato malissimo, ho temuto di dover chiudere. Ma adesso ogni mattina mi sveglio felice".

La scelta di Lucia: mi gioco tutto  E la libreria diventa indipendente

La scelta di Lucia: mi gioco tutto E la libreria diventa indipendente

di Claudia Cangemi

Una sfida che di questi tempi può sembrare temeraria: abbandonare la sicurezza relativa del franchising per prendere il largo con la gestione in proprio di una libreria. È la scelta di Lucia Esposito, volto noto a tutti gli amanti del libro di Cinisello e non solo, sempre pronta a un sorriso e a un consiglio nel negozio di via Frova 3, di fronte a Villa Ghirlanda, che ora si chiama “Libri e giochi“.

Raccontaci in estrema sintesi la tua storia professionale.

"Ho lavorato per 20 anni in un’agenzia pubblicitaria che si occupava di tutti i teatri principali d’Italia, il nostro maggior cliente era La Scala. Nel 2011 ha chiuso dall’oggi al domani e mi sono ritrovata senza lavoro. A quel punto mi sono buttata anima e corpo nella libreria che avevo aperto con una socia nel 2008".

Una passione che nutrivi da tempo quindi...

"Diciamo che sono sempre stata una forte lettrice, ma ben presto mi sono resa conto che gestire una libreria è tutta un’altra cosa, comporta molto più che leggere tanto. Devi avere una visione diversa e l’ho imparato strada facendo. La libreria prima si chiamava La Bussola, esiste da 50 anni ed era indipendente. Nel 2010 siamo stati contattati dalla Mondadori che ci ha chiesto di diventare franchising, abbiamo scelto il marchio Gulliver e quattro anni dopo la mia libreria è diventata Mondaori Store".

Com’è lavorare in franchising per un marchio importante?

"Come in ogni cosa ci sono vantaggi e svantaggi. Tra i primi il fatto che paghi il venduto il 20 del mese successivo, quindi puoi sperimentare, hai un parco libri molto vasto. Però ci sono anche vincoli su cui non puoi influire, per esempio i tempi di consegna. La scelta dei libri da acquistare è in parte del gestore e in parte dell’editore".

Quando hai deciso il grande passo?

"Dopo la chiusura e le restrizioni dovute alla pandemia ho sentito più forte il desiderio di libertà, di prendere le mie decisioni. Mi scadeva il contratto con Mondadori a novembre, ho chiesto e ottenuto una proroga fino a dicembre, il 20 gennaio hanno portato via tutto. A quel punto ho deciso di fare una piccola ristrutturazione interna, il negozio è diventato più allegro e colorato, con spazi adatti a organizzare i numerosi eventi che amo organizzare".

E come hanno reagito i clienti vecchi e nuovi?

"Oltre ogni più rosea aspettativa. Ho sentito molto calore intorno a me, sia degli amici che dei clienti, tutti mi hanno incoraggiato a continuare. Nessuno mi ha detto che avevo fatto male. Mi preoccupava che mi lasciassero perché non sono più Mondadori, invece è stato il contrario. Ho anche creato la mia tessera di fidelizzazione e scontistica, che è stata molto apprezzata".

Gli affari vanno bene quindi? Per questo ti sei “buttata“?

"No, anzi: l’anno scorso è stato pessimo, anche a causa del forte aumento dei costi e del fatto che tante persone sono in crisi economica e il libro resta una spesa “voluttuaria“. È andata peggio del 2021 e 2020, quando si sentiva una sorta di solidarietà dovuta alla pandemia. E poi tra lockdown e smart working c’era più tempo per leggere".

E da quando la tua libreria è indipendente come vanno le vendite? Sei preoccupata?

"Febbraio è andato bene. Ma l’anno scorso ho temuto di perdere tutto. È stata questa la sfida con me stessa, sentivo di dover fare il grande passo. Ho avuto anche diversi problemi personali, ma dentro sentivo un fuoco di passione che mi accendeva il sangue nelle vene. Il tempo mi darà ragione o mi smentirà, al momento sono felice. La mattina mi sveglio e ho già il sorriso sulle labbra. Libera di poter fare ciò che voglio: corsi, laboratori, presentazioni, firmacopie. Il futuro non lo vedo tanto roseo, ma bisogna lavorarci e soprattutto far appassionare i ragazzi, per il loro bene. Bisogna creare situazioni per coinvolgerli. E io non mi faccio pregare...".

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