
Mai scontati i percorsi drammaturgici di Renato Gabrielli. Un’ampia indagine sull’uomo che muove spesso dai grandi temi della contemporaneità, per svilupparsi in una scrittura a stretto contatto con il secondo Novecento. E in cui è sempre centrale il lavoro d’attore. Non a caso è da tempo solidissima la collaborazione con Massimiliano Speziani, una garanzia in scena, come ha dimostrato anche l’ultimo Cechov di Leonardo Lidi. Dal loro dialogo questa volta nasce "Procedura", da oggi a domenica al Litta per la stagione di MTM. Alla regia Domenico Ammendola di Nove Teatro, che infatti produce lo spettacolo. Mentre sul palco è Daniele Gaggianesi a confrontarsi con Speziani su un testo che indaga il nostro rapporto con l’Intelligenza Artificiale, all’interno di un orizzonte da futuro distopico, dove è diventato possibile commissionare repliche di noi stessi. Solo che ai candidati è richiesto di seguire una complessa procedura. Quella a cui si sottopongono i due protagonisti, chiusi in una stanza da esperimenti di psicologia sociale.
Un confronto stretto il loro. Ambiguo. A tratti profondamente ironico. Dove via via emergono ricordi dimenticati, sogni e incubi, demoni e brevi attimi di felicità. Mentre il processo di trasmissione dati prosegue a trasferire informazioni dall’uomo alla macchina. Scoprendo che perfino l’AI può cambiare a seconda delle esperienze. Solo che a quel punto mica è facile distinguere chi è l’originale e chi la replica. Sempre che la cosa abbia ancora una qualche importanza.
Diego Vincenti
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