
Un presidio dei dipendenti della Negri Bossi di Cologno Monzese dopo l’iniziale annuncio degli esuberi Sarà invece attivata la solidarietà
COLOGNO MONZESE (Milano)I posti di lavoro sono salvi, la busta paga meno. È un accordo articolato quello che è stato firmato alla Negri Bossi di Cologno Monzese, storica azienda fondata nel 1947, conosciuta in tutto il mondo come leader nella progettazione e vendita di presse e tecnologie per lo stampaggio a iniezione. A dicembre la proprietà, la quotata giapponese Nissei, aveva dichiarato 41 esuberi, poi scesi a 36. Dopo scioperi e altre mobilitazioni, è stato deciso il ricorso al contratto di solidarietà. "La riduzione dell’orario di lavoro sarà strutturato per reparti e coinvolgerà 90 dipendenti su 150, praticamente quelli dove erano stati previsti i licenziamenti collettivi – spiega Francesco Caruso, segretario Uilm Milano -. Abbiamo salvaguardato la tenuta occupazionale". Sarà una solidarietà trasversale: non riguarderà solo gli operai, altamente specializzati, ma anche figure di primo piano e lavoratori di alta fascia, come i responsabili di produzione e di reparto. "Sulla busta paga inciderà parecchio, diciamo il 40% dello stipendio – confessa il sindacalista -. La riduzione massima prevista è del 90% dell’orario di lavoro, la media sarà del 50 per cento".
Una decina i dipendenti che saranno accompagnati alla pensione fino a 40 mesi a partire da questo mese e ci sarà poi un piano di incentivo all’esodo su base volontaria. "È un accordo a ventaglio molto complesso. L’idea non è liberarsi dei contratti più onerosi, ma puntare sulle professionalità che servono a un’azienda che sta cercando di cambiare pelle per poter restare sul mercato". Del resto, la crisi in questi anni ha morso e anche parecchio. Trasferita a Cologno nel 1964, dal 1974 la Negri Bossi ha cambiato più volte proprietà, passando da mani straniere e italiane. Nel 2019 lo scossone più forte. Poi il tentativo di ripresa, spazzato via dal Covid, dalle guerre, dall’aumento dei costi. Così, il polo di Cologno Monzese da costruttore di macchine sta diventando sempre più qualcosa di diverso. "Le strategie degli ultimi tre anni non sono andate a segno. La concorrenza dei Paesi dell’Est ha rosicchiato il mercato e la Negri Bossi ha quasi dimezzato ordini e fatturato – sottolinea Caruso -. Tuttavia, non ci sono neanche stati investimenti, solo un lento cambio di mission".
Da produttori a trasformatori di merce che arriva già fatta dall’Oriente. Proprio per questo, Uilm e Fiom si sono battuti per far inserire nell’accordo non solo la verifica mensile sull’attuazione del piano industriale, ma anche un percorso di riqualificazione e formazione professionale per gli addetti. "Bisogna essere in grado di affrontare le sfide del settore, impattato dalla transizione dalle presse oleodinamiche a quelle elettriche e dalla competitività di nuove realtà cinesi". La prima pressa costruita da Negri Bossi porta la sigla NB28 ed è ancora oggi visibile nell’atrio dello stabilimento di Cologno Monzese: aveva una forza di chiusura di 15 tonnellate e fu venduta per 450.000 lire a un’azienda bergamasca per la produzione di bottoni in polistirene.