La mula di Ambrogio diventa un monumento

Il futuro vescovo di Milano in fuga e un’imprevista sosta sulla strada per Vercelli e Torino La leggenda di Betta risale al 374

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C’è una leggenda sul nome della città di Corbetta. Una leggenda che risale all’inverno del 374, quando Ambrogio governatore di Milano venne acclamato vescovo. Lui, che era un politico, non un uomo di fede, con un passato turbolento alle spalle, non ne volle sapere e, una notte di nebbia, tentò di fuggire dalla città. Lo fece salendo in groppa alla sua mula Betta, percorrendo la strada consolare Vercellina, quella che poi sarebbe diventata la statale 11, in direzione del Ticino e quindi di Torino. Ambrogio si fece trasportare dalla mula e, complice il buio e la nebbia, non ebbe modo di rendersi conto di quanta strada aveva percorso e dove fosse arrivato. Solo alle prime luci dell’alba scoprì che era ancora nella campagna, a poca distanza da Milano. Allora incitò la mula a rimettersi in cammino.

Ma quella non ne volle sapere. Si trovava vicino ad una chiesetta di campagna (l’attuale chiesa di sant’Ambrogio). Il suo vociare con l’intento di smuovere la mula, "Cur Beta, cur Beta…", richiamò la gente del posto, che lo riconobbe e lo acclamò. Suonarono anche le campane. Nel frattempo, per la stanchezza e il frastuono, la mula si fece ancor più riluttante e non si mosse. Nel frattempo la notizia si era diffusa e vennero in molti da Milano per "riprendersi" Ambrogio e riportarlo a Milano per consacrarlo vescovo. Ora, dando credito a questa leggenda, Corbetta si è riportata a casa, dopo ben 1646 anni, la sua Betta. Il Comune, grazie alla collaborazione con la cooperativa Futura, ha sostenuto le spese per la realizzazione della sagoma della mula, collocandola da ieri (alla vigilia dell’annuale Festa del Perdono) su una delle rotonde di accesso alla città. E sarà anche probabile che passando su quella via, nelle sere d’inverno, si avrà la sensazione di sentire in lontananza qualcuno che l’incita a riprendere il cammino "Cur Beta, cur Beta"… ma quella mula non si muoverà da lì.

Giovanni Chiodini

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