
La maxi inchiesta a Cologno Pene fino a 16 anni di carcere per i trafficanti di armi e droga
di Stefania Totaro
Pene fino a 16 anni di carcere per i 25 componenti della banda criminale dedita al traffico di droga e di armi, nonché a furti e rapine, che aveva la base operativa a Cologno Monzese. Le ha decise la gup del Tribunale di Monza Angela Colella all’udienza preliminare per 21 giudizi con il rito abbreviato e 4 patteggiamenti fino a un minimo di 2 anni e 8 mesi di reclusione. Molti degli imputati sono ancora detenuti in carcere o agli arresti domiciliari. La condanna alla pena più alta a 16 anni di carcere (2 in più di quelli chiesti dalla Procura di Monza) è andata a Salvatore Bellante, 64 anni, di Cologno Monzese, accusato anche di avere detenuto "armi sia comuni da sparo che da guerra" e in particolare "granate, un bazooka, un fucile a pompa e mitragliette di vario genere". A venire arrestati nel maggio scorso 29 italiani e uno straniero (in 5 sono andati al dibattimento, tra cui la moglie di Bellante), tutti con precedenti penali, e ritenuti a vario titolo responsabili, in concorso tra loro, di numerosi reati quali traffico, illecita detenzione e porto di armi da guerra e comuni da sparo, detenzione e traffico di cocaina e hashish, ma anche rapina, estorsioni, furto, ricettazione e riciclaggio. Le indagini condotte dai carabinieri di Sesto e Cologno erano state avviate nel 2017 nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti. Un lavoro complesso che ha permesso di ricostruire i rapporti e le attività criminose della banda dedita alla commissione di furti, rapine ed estorsioni ai danni di attività commerciali, attività illecite i cui proventi venivano re-investiti nell’approvvigionamento di armi clandestine e nell’importazione, dall’estero, di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, che veniva poi commercializzata in Lombardia. Sottoposti a sequestro 58 chili di droga tra hashish e cocaina, oltre a una mitragliatrice Skorpion dotata di silenziatore e 4 pistole di vario calibro, munizioni e un silenziatore artigianale, nonchè 440mila euro in contanti. L’indagine ha consentito, inoltre, di individuare tra i componenti del gruppo criminale chi ha reperito e ceduto l’arma utilizzata per l’omicidio di Donato Carbone, avvenuto a Cernusco sul Naviglio il 16 ottobre 2019. Per l’agguato al 63enne, ucciso con otto colpi di una pistola Beretta mentre raggiungeva il box della sua abitazione dopo che una pistola russa con silenziatore si era inceppata, in tre hanno avuto l’ergastolo.