GIULIA BONEZZI
Cronaca

La macchina della sanità. Cercansi 1.200 professionisti. Test su sci per i soccorritori

L’Areu ha già reclutato 771 esperti per gli “esami“ del Cio, in partenza. A marzo i bandi del Niguarda. Bertolaso: "Sarà una calamita per i camici".

L’orologio col countdown olimpico in piazza Duomo che indica quanto manca all’inizio dei Giochi del 2026

L’orologio col countdown olimpico in piazza Duomo che indica quanto manca all’inizio dei Giochi del 2026

Manca un anno ma la macchina della sanità olimpica si sta mettendo in pista. Letteralmente: la settimana scorsa su quelle di Foppolo, in alta Val Brembana, circa 94 soccorritori del servizio pubblico lombardo hanno dimostrato di sapercela fare abbastanza da militare nelle squadre sci-montate. Fanno parte di un gruppo di 771 sanitari (156 medici, 390 infermieri e 225 tecnici) esperti in emergenza-urgenza reclutati tra Areu, Asst e Irccs pubblici per i test chiesti dal Cio: il primo, su ghiaccio, la prossima settimana ad Assago, un altro su sci a Bormio prima di fine mese "e poi andranno avanti tutto l’anno, per verificare il nostro modello di soccorso sanitario", spiega Massimo Lombardo, il dg dell’Areu.

Sono l’ossatura-base di una rete che, a regime, di "patroller", soccorritori su sci o pattini, ne richiederà una settantina al giorno. Più settanta medici, 90 infermieri e circa 230 soccorritori tra l’ospedale olimplico "integrato" tra il Niguarda di Milano e il Morelli di Sondalo, tre nuovi "policlinici" dedicati agli atleti al villaggio olimpico in città, a Bormio e a Livigno, 18 "Medical station" che serviranno ciascuna sede di gara con percorsi separati per la "family" olimpica e gli spettatori, e 35 mezzi di soccorso base, 15 avanzati e tre elicotteri destinati a Milano-Cortina 2026: circa 500 persone al giorno da impiegare nella sanità dei Giochi evitando un sovraccarico su quella per lombardi. "Modello Expo, la media nei pronto soccorso milanesi si alzò solo di un accesso al giorno", ricorda Alberto Zoli, dg del Niguarda e Medical care manager in Lombardia delle Olimpiadi invernali, cui serviranno 1.200 tra medici, infermieri, tecnici e amministrativi, stimava ieri in un incontro con gli interessati.

A marzo il Niguarda pubblicherà i bandi (di un mese prorogabile), a ottobre i primi selezionati faranno la formazione per lavorare da novembre, fino a fine marzo 2026. Si cercano quattro macroprofili (assistenza di base; esperti nel soccorso; in grado d’intervenire su neve o ghiaccio; specialisti) e si prevede un’organizzazione con turni di 5-7 giorni continuativi, ripetibili, navette da Milano e alloggio nei pressi delle "venue" montane. Perché non parliamo d’assunzioni: la chiamata è rivolta in primis a personale dipendente del servizio sanitario regionale che sarà distaccato dalle aziende attraverso convenzioni col Niguarda – la collaborazione è “prescritta” dalla Regione, ricorda il dg del Welfare Mario Melazzini, a fronte della promessa di non creare “buchi” di organico –, delle associazioni di soccorso (che faranno la convenzione con Areu), e a liberi professionisti o lavoratori del privato che stringeranno rapporti temporanei col Niguarda. Ma la call è aperta anche a chi arriva dal resto d’Italia e pure dall’estero.

"Vogliamo usare le Olimpiadi come una calamita per medici, infermieri e altri professionisti della sanità – sottolinea l’assessore lombardo al Welfare Guido Bertolaso –. E poi magari si apriranno nuove opportunità per farli rimanere, ne abbiamo bisogno". Non esclude di chiedere un contributo "ad altre regioni" Giuseppe Massazza, Chief Medical Officer di Milano-Cortina 2026, già responsabile sanitario di Torino 2006, ingaggiato a settembre 2023 per organizzare "l’evento più complicato al mondo" vent’anni dopo. Nella versione inedita di "Olimpiadi diffuse" tra Lombardia, Veneto, Trentino e Alto Adige, che le rende "complessissime" ma consentirà di "lasciare un’eredità diffusa". Da noi specialmente in Valtellina, dove i "policlinici" di Livigno e Bormio, sottolinea Bertolaso, resteranno come super-Case di comunità "in grado di gestire anche il primo soccorso".