REDAZIONE MILANO

La fiaccolata per Sanua: "C’è chi sa e non parla"

Centinaia di fiaccole in ricordo di Pietro Sanua, il commerciante ambulante e sindacalista ucciso dalla ‘ndrangheta 30 anni fa....

Centinaia di fiaccole in ricordo di Pietro Sanua, il commerciante ambulante e sindacalista ucciso dalla ‘ndrangheta 30 anni fa....

Centinaia di fiaccole in ricordo di Pietro Sanua, il commerciante ambulante e sindacalista ucciso dalla ‘ndrangheta 30 anni fa....

Centinaia di fiaccole in ricordo di Pietro Sanua, il commerciante ambulante e sindacalista ucciso dalla ‘ndrangheta 30 anni fa. Martedì sera, hanno illuminato via Di Vittorio che Sanua, la mattina del 4 febbraio 1995, stava percorrendo al volante del suo furgone, pronto per allestire la bancarella di frutta al mercato. Fu raggiunto da due colpi di lupara e il figlio Lorenzo, di fianco a lui, ha assistito impotente all’assassinio del padre. È stato ricordato durante la tradizionale fiaccolata, con le realtà della rete antimafia (tra cui Libera, Avviso Pubblico, Terra e Cielo, Ucapte) e con la moglie Francesca che ha ringraziato tutti con la voce rotta dall’emozione.

Al suo fianco, il figlio Lorenzo, referente di Libera sud ovest Milano, che ha ricordato quel giorno terribile: "Da quel momento la vita è cambiata, per volontà di killer e mandanti. Ho tanta rabbia, voglio sapere perché vado al cimitero e piango mio padre". Il fascicolo è stato riaperto tre anni fa dal capo della Dda di Milano Alessandra Dolci, presente alla commemorazione insieme al presidente di Libera don Luigi Ciotti. Ci sono state perquisizioni in Calabria, in luoghi dove la ‘ndrangheta ha esportato affari al Nord, ma tutto rimane sotto riserbo. A complicare le indagini, ci sono "fascicoli che non si trovano", ha spiegato Dolci all’incontro, e tante lacune. Sanua è stata vittima di mafia perché "ha sfidato la ‘ndrangheta, pagando con la vita il suo impegno e coraggio contro illegalità e malaffare", ha evidenziato il sindaco Stefano Ventura. "Le testimonianze dell’epoca - ha aggiunto Dolci - lo ricordano come un uomo che non aveva paura di nulla. Non smetteremo di impegnarci per ricostruire la verità giudiziaria che Lorenzo e Francesca meritano da tempo". "Migliaia di familiari, vittime di mafia e l’80% non conosce la verità - ha espresso don Ciotti -. C’è chi sa e non parla. Sono molto pericolosi i neutrali, quelli che non prendono posizioni. La nostra missione è avere giustizia e verità". "Mio padre era un uomo semplice, corretto - ha concluso Lorenzo -. Fate in modo che questa serata non rimanga solo una storia raccontata".