La fabbrica illegale di sigarette sul Ticino: "obiettivo due tonnellate al giorno"

Inchiesta del Gico, sette arrestati. La base della banda in un capannone della zona industriale di Bernate Ognuno aveva un ruolo nell’organizzazione. Chesterfield, Rothmans e Winston i marchi da contraffare

Uno dei macchinari a disposizione della banda per produrre fino a due tonnellate al giorno di sigarette in un capannone di Bernate Ticino

Uno dei macchinari a disposizione della banda per produrre fino a due tonnellate al giorno di sigarette in un capannone di Bernate Ticino

Milano, 19 luglio 2023 –  Ogni membro della banda aveva un ruolo ben preciso. E il presunto gruppo criminale aveva pure individuato un quartier generale per la produzione con numeri industriali: un capannone nella zona industriale di Bernate Ticino. Lì, nelle loro intenzioni, avrebbero dovuto mettere in piedi una vera e propria fabbrica di sigarette contraffatte: a regime, stando a quanto emerso dalle intercettazioni, i macchinari a disposizione della gang avrebbero dovuto produrre fino a due tonnellate al giorno di "bionde", da infilare poi in pacchetti con i marchi di Chesterflied, Rothmans e Winston (rigorosamente falsificati da un esperto).

Il progetto è stato bloccato sul nascere dai militari del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Napoli, che, a valle di un’indagine coordinata dalla Procura partenopea, hanno arrestato sette persone, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Federica Colucci: in carcere sono finiti Gennaro Troncone e Antonio Grieco, rispettivamente di 46 e 55 anni; ai domiciliari i complici Emanuele Surian, 44 anni, Mario Milo di 42, Carmine Grassi di 59, Francesco Montemurro di 54 e Armando Martusciello di 51. Il piano era in fase avanzata, stando agli accertamenti investigativi della Finanza: i componenti dell’associazione a delinquere, che facevano base in Campania, stavano reclutando manodopera straniera da portare in Lombardia per assembleare i sofisticati macchinari per la produzione di sigarette.

Nell’ipotesi accusatoria , il capo era Troncone, con Grieco a fargli da braccio destro. Milo si occupava della logistica e dell’allestimento della fabbrica: il quarantaduenne figura come titolare della società a cui risulta intestato il capannone di Bernate. A Surian era stata invece affidata la gestione degli operai, nonché il compito di reperire e predisporre la manutenzione dei macchinari. Montemurro aveva il compito di trovare un tipografo, che avrebbe dovuto realizzare pacchetti e scatole con i marchi contraffatti di Chesterfield, Rothmans e Winston. Infine Martusciello, incaricato di trasportare e stoccare le "bionde" in un’abitazione-deposito.

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