La Corte d’Appello ha deciso: l’Arci paghi le bollette al Comune

L’ex gestore del Carroponte dovrà sborsare 226mila euro. L’ordinanza chiude . il contenzioso durato 5 anni

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Dopo cinque anni di contenzioso, la Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna per Arci per l’affaire bollette del Carroponte. L’ex gestore per 9 anni dell’arena estiva di via Granelli dovrà risarcire il Comune di Sesto per oltre 226mila euro, in merito alle utenze che non erano state saldate e che erano state pagate dal municipio. Con l’ordinanza del 15 dicembre, i giudici negano la sospensione della condanna di primo grado, emessa dal Tribunale di Monza, e mettono di fatto la parola fine alla querelle giudiziaria. "Con questa pronuncia auspico che Arci provveda spontaneamente a versare al Comune di Sesto e ai suoi cittadini le somme fino a oggi trattenute indebitamente – ha commentato l’assessore Antonio Lamiranda (nella foto) –. Avevamo ragione, eravamo dalla parte del giusto fin dal 2017, quando avevamo denunciato uno dei primi scandali della cattiva gestione della sinistra". Appena insediata l’allora Giunta di centrodestra aveva contestato 270mila euro di consumi pregressi, che erano stati anticipati dalle casse pubbliche, mai versati dall’operatore ma neanche mai chiesti dagli uffici comunali. Arci aveva presentato una controperizia che certificava una spesa di soli 55mila euro di energia elettrica per gli ultimi 7 anni. Dopo una lunga trattativa, gestore e Comune erano arrivati a un accordo: un acconto subito di 70mila euro e il resto da calcolare sulla base dei consumi dell’ultima stagione gestita dall’associazione.

Nel 2019, però, Arci aveva presentato un ricorso per opporsi alla maxi fattura e la vicenda era finita nelle aule del tribunale di Monza. Ora la Corte d’appello afferma che quella sentenza, che aveva condannato Arci a rifondere al Comune 226.799,88 euro per le utenze non pagate, non è affetta da vizi, "neanche sotto il profilo dell’esatta quantificazione dell’importo finale, atteso che sono stati adottati parametri oggettivamente riscontrabili, ai fini dei conteggi", sottolinea Lamiranda. La Corte non ravvisa neanche un pericolo di mancata restituzione delle somme eventualmente pagate in eccesso da Arci, "posto che la debitrice in sede di transazione aveva piena consapevolezza di essere potenzialmente debitrice della somma di 260mila euro reclamata dal Comune".

Laura Lana