REDAZIONE MILANO

La biblioteca di Roberto continuerà a vivere "Avanti in sua memoria"

Omaggio dagli “eredi“ al fondatore del luogo di socialità in via Rembrandt scomparso lo scorso marzo. "Cominciò salvando libri dalla discarica..."

di Marianna Vazzana

Uno scaffale dopo l’altro, le torri hanno raggiunto 11 piani. Tutti stracolmi di libri ("ce ne saranno 7mila, tutti catalogati"). Questi mini grattacieli di carta e legno che si estendono sulle pareti di una stanza sono il cuore dell’ex portineria di via Rembrandt 12, in zona Gambara, sede della prima biblioteca condominiale d’Italia nata il 2 febbraio di 9 anni fa. Spazi che diventano culle per libri “orfani“, che i residenti possono donare e prendere in prestito, e soprattutto luoghi di socialità. Un mondo che ha preso forma grazie a un’idea di Roberto Chiapella; la scintilla, il ritrovamento di alcuni libri gettati in un bidone dell’immondizia: "Un peccato", pensò. Così li raccolse senza sapere che quei volumi sarebbero stati le fondamenta di quei grattacieli colorati, sempre a disposizione degli altri. Anche ora che Roberto non c’è più. E che di biblioteche condominiali ne sono nate altre 22, solo a Milano, con il sostegno del Sistema bibliotecario del Comune. Chiapella era un abitante di via Rembrandt, ex tecnico di televisori in pensione, e dal 2013 si dedicava alla sua creatura. Ne era l’anima. Se n’è andato lo scorso marzo, a 76 anni. Ma la sua biblioteca continua a vivere. E domenica gli “eredi“ hanno dedicato al presidente e fondatore un evento di BookCity, la festa del libro e della lettura con centinaia di appuntamenti sparsi in città. Per lui in via Rembrandt sono stati letti brani che amava, tratti da “Come ordinare una biblioteca“ di Roberto Calasso, “La malattia dell’infinito“ di Pietro Citati e “Una persona alla volta“ di Gino Strada. Voce narrante, la scrittrice Elisabetta Airoldi accompagnata dalla musica di Fabrizio Simoneschi. "Io e Roberto – racconta Airoldi – ci siamo conosciuti dopo la pubblicazione del mio libro “Tout se tient“ e non ci siamo più persi di vista".

L’eredità di Roberto è proprio questa biblioteca, "un luogo magico, che negli anni è diventato teatro, fisico e virtuale, di incontri e passioni condivise. Un luogo in cui ogni persona ha una storia da raccontare. Roberto metteva al centro le relazioni umane: diceva che le persone sono libri che camminano. Ha coltivato la solidarietà e la compassione ma soprattutto ha sparso semi di consolazione". La porta si apre ogni martedì, giovedì e sabato tra le 16 e le 18 grazie ai volontari (tra i più attivi, Giuseppe D’Acquino ed Enrico Canosi) ma è anche uno spazio virtuale che non chiude mai, che raccoglie recensioni, racconti e riflessioni dei lettori in rubriche a cadenza quotidiana: la pagina Facebook “Biblioteca Rembrandt 12“ è seguita da oltre 60mila persone. "Sarebbe bello – concludono i promotori – che uno sponsor supportasse le biblioteche di cittadini. Per andare avanti ci autotassiamo".