
di Giulia Bonezzi
"Mi chiamo Karima el Mahroug, sono nata il 1° novembre 1992" in Marocco, "vivo a Genova. Non sono una prostituta. E sono sicura di non avere parenti famosi". Si presenta così, tredici anni dopo quel San Valentino del 2010, la prima delle sei serate che l’allora diciassettenne dichiara d’aver trascorso alle “cene eleganti” dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, innesco del domino che l’avrebbe portata a esser "tirata fuori" dalla Questura di Milano una sera di fine maggio ("Ma chi te l’ha chiesto?", scrive ora) col pretesto di un’improbabile nepotanza con l’allora presidente egiziano Mubarak e mollata a casa di una tizia con la quale litigherà pochi giorni dopo finendo in ospedale, finché a ottobre si sveglierà "con la faccia su tutti i giornali", nel ruolo di "prostituta minorenne" del Ruby Gate.
Karima presenta la sua biografia, "nata libera con Amazon Publishing, senza editori", precisa la giornalista Raffaella Cosentino che la co-firma, all’indomani della sentenza che l’ha assolta dalle accuse di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari insieme a Berlusconi e agli altri 27 imputati del processo “Ruby ter”. "Non me l’aspettavo assolutamente", assicura el Mahroug, e ora spera di "iniziare a vivere da ragazza normale, senza passare il tempo tra avvocati e tribunali" che hanno "rubato i miei anni migliori", persino la "spensieratezza" dell’attesa della figlia avuta a 19 anni. Il libro, di cui ha consegnato una copia all’aggiunta Tiziana Siciliano, s’intitola “Karima”: "Per dare voce a me stessa, dopo aver permesso a tutto il mondo di definirmi", dice la trentenne, tutta in nero con giacca di pelle e sandali alti, ancora più bella della ragazza strizzata in un vestito turchese "maledetto" che a scandalo appena deflagrato festeggiava i diciott’anni nel locale dell’ex compagno Luca Risso. Poche pagine per quella "Ruby Hayek, metà egiziana metà brasiliana", 24 anni dichiarati, che ad Arcore respirava "un clima di avidità" dal quale si è sempre sentita "diversa": Karima vuole archiviare Ruby, "un’invenzione", e riconnettersi al racconto di una bambina arrivata in Italia a 9 anni che si esalta per le posate di plastica sull’aereo; di una minorenne che dorme sulle panchine, in fuga da un padre violento e da 18 comunità; di una donna "portata dalla psicologa in braccio come un neonato", che s’è ricostruita, rinunciando al "rancore" nei confronti del padre e dell’ex "che a differenza di mio padre non ha avuto una presa di coscienza", di "tutti quelli che mi hanno strumentalizzata in questo circo". E, al netto delle "bugie dette a 17 anni", si rivendica "una vittima".
Il libro non fa sconti a servizi sociali, inquirenti, media, personaggi incrociati sulla sua strada, ma per Berlusconi, assolto in un altro processo perché "non conosceva la reale età della prostituta minorenne", Karima dice di provare "affetto". Poi ricalibra: "Forse affetto è troppo, ma è quello che provo per chiunque mi abbia portato rispetto. Nonostante appartenessimo a mondi così lontani non mi ha mai fatta sentire “di meno”". E si dice "grata" per l’"aiuto economico che non ho mai negato", ma riferito alle buste "che mi consentivano di non dormire per strada e di mandare qualcosa a mia madre. Non certo milioni di euro". "Non ho nessun motivo per proteggerlo, ha il potere per farlo da solo e se avesse sprecato due paroline in mia difesa...", aggiunge. Dice che non l’ha sentito dopo l’assoluzione, ma si augura "che legga il libro e riesca a farmi sapere cosa ne pensa".