Oltre il cancello spuntano i giochi. Dentro, sulle pareti colorate, tanti disegni. Ma ci sono cancellate tutt’attorno, nella “terra di mezzo“ che si cerca di rendere sempre più simile a una casa per addolcire quello che è un luogo di detenzione: è l’Icam, Istituto a custodia attenuata per madri detenute in via Macedonio Melloni, il primo in Italia (e in tutto sono quattro), parte del polo penitenziario di San Vittore. È in un edificio a sé, con camere ampie e spazi comuni. Adesso ospita otto donne che stanno scontando una pena, con accanto i loro bimbi (dai nascituri fino a piccoli che frequentano le elementari).
Quante sono, le ospiti dell’Icam in Italia? Attualmente 21, con 24 figli detenuti nelle stesse strutture. Tante donne straniere, tra i 25 e i 45 anni, che spesso hanno un passato di maltrattamenti in famiglia. Alcune di loro sono analfabete e con bimbi molto piccoli, ma negli ultimi anni sono molto più determinate ad affrontare i percorsi di rieducazione. È emerso nei giorni scorsi, dalle voci di volontari di associazioni ed addetti ai lavori. Per esempio Andrea Tollis, direttore dell’associazione milanese “Ciao“ (che accoglie e sostiene mamme e bambini in detenzione o in situazione di fragilità, attraverso la gestione di una casa famiglia protetta) ha evidenziato che "si tratta spesso di donne che, al di là dei reati commessi e per i quali scontano la pena, hanno alle spalle sindromi di stress post traumatico, proprio per le violenze e i maltrattamenti che molte di loro subiscono". Negli Icam inizia un percorso di crescita personale che prosegue nelle case famiglia soprattutto nella relazione con il proprio figlio: vanno a prendere i loro bimbi a scuola, li portano a fare passeggiate oppure a giocare al parco e si cimentano in laboratori, condividono spazi abitativi con altre donne nelle stesse condizioni. Alcune di loro non sanno leggere né scrivere e si ritrovano come tra i banchi di scuola. Spiegare ai bimbi perché sono lì non è mai facile, e anche per questo c’è sempre bisogno del supporto di psicologi ed educatori.
Nel decreto carceri, ora legge, tra le norme è previsto di rendere facoltativo l’obbligo di rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l’anno. In Parlamento il clima si è infuocato durante l’approvazione nei giorni scorsi. Ospite su La7, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato Licia Ronzulli, sull’argomento ha commentato: "Queste donne sono indirizzate negli Icam, che non sono un carcere. Parliamo di una comunità protetta dove madre e figli possono stare insieme. I bambini non devono pagare per gli errori dei genitori. Un bambino di pochi mesi non deve stare in un carcere perché viene meno lo sviluppo cognitivo e anche fisico. Detto questo, qualcosa bisognerà fare per evitare che le organizzazioni utilizzino le madri per continuare a delinquere".
M.V.