Irregolarità al Piccolo. Dopo l'ispezione del Ministero il teatro ora dirà la sua

Alcuni dei rilievi degli ispettori su premi aziendali e consulenze Il suggerimento di mettere mano allo Statuto per aggirare gli ostacoli

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Milano - Qualcosa di cui (s)parlare. I risultati dell’ispezione voluta dal Ministero dell’Economia negli uffici del Piccolo Teatro, stanno infatti creando una certa agitazione nell’ambiente. Rinfocolando lo scontro politico che nel 2020 aveva portato alla nomina del direttore Claudio Longhi. Con il Cda allargato in corso d’opera per scavalcare l’ostruzione della Regione al raggiungimento del quorum. Opzione consentita dallo Statuto ma tutt’altro che pacifica. E da allora proprio Regione (membro fondatore con il Comune di Milano) ha il coltello fra i denti. Come ha dimostrato anche la reazione in questi giorni di fronte al report dei due ispettori. Ma cosa raccontano i documenti? L’ispezione è avvenuta fra il 9 novembre e il 2 dicembre 2021, ha riguardato attività e bilanci dal 2016 in avanti ed è stata seguita da una relazione di 56 pagine dove si evidenziano alcune criticità e anomalie amministrative e gestionali.

Sono indagini che vengono effettuate a campione, anche se a memoria è la prima che si ricordi fra i corridoi del palcoscenico milanese, almeno da vent’anni a questa parte. E capita ora in un momento di cambiamento e di grande frizione politica. Il Piccolo ha 120 giorni per rispondere e chiarire. Punto per punto. Periodo già quasi dimezzato, visto che i quattro mesi partono dal giorno in cui il documento è stato protocollato (ovvero il manzoniano 5 maggio). Solo che il presidente del cda Salvatore Carrubba pare che si sia concesso quasi un mese di solitario studio della relazione prima di presentarla in Consiglio, causando non pochi malumori.

Provando a riassumere, nelle 56 pagine si segnalano irregolarità nella gestione dei premi aziendali e nella formalizzazione delle erogazioni una tantum; incarichi di consulenze e collaborazioni "in assenza di previa procedura comparativa e/o indagine di mercato" (come si legge nel documento di sintesi), talvolta coprendo nei fatti semplici prestazioni di servizi; il mancato utilizzo delle convenzioni Consip per la fornitura di gas; criticità negli adempimenti anticorruzione e trasparenza; imprecisioni in alcune delle sei domande di accesso al Fondo di Integrazione Salariale.

Chi sminuisce sottolinea come si tratti di situazioni fisiologiche in realtà ibride come le Fondazioni, in bilico fra normativa pubblica e privata. Altri gridano allo scandalo. Certo condivisibile invece il suggerimento dei due ispettori di mettere mano allo Statuto per "superare l’attuale anomalia, che consente da un lato, comportamenti ostruzionistici con riguardo alla nomina della necessaria figura del Direttore ma, d’altro lato, consente di eludere il quorum richiesto attraverso cooptazioni di componenti del Consiglio di amministrazione". Chissà. Ora si attende la risposta del teatro per capire la reale dimensione del problema. Certo la vicenda rimane spiacevole.

Da qualsiasi punto di vista. E l’impressione è che a rimetterci sarà in ogni caso soltanto il Piccolo.

 

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