Iolanda Minoli la "pioniera" di Neonatologia

MILANO "Aveva maternamente curato – dicono dalla Fondazione che porta il suo nome – oltre 20mila bambini". Salvando la vita...

Iolanda Minoli la "pioniera" di Neonatologia

Iolanda Minoli la "pioniera" di Neonatologia

"Aveva maternamente curato – dicono dalla Fondazione che porta il suo nome – oltre 20mila bambini". Salvando la vita a molti prematuri, anche di pochi etti di peso. È morta la professoressa Iolanda Minoli. Classe 1930, pioniera della Neonatologia, impiegò il patrimonio di famiglia per curare i più piccoli e acquistare macchinari all’avanguardia. La sua carriera è costellata di successi medico scientifici nel mondo, era stata consulente della Rockefeller University di New York e del ministero della Salute. Il colpo di fulmine negli anni ’60, quando vide un neonato prematuro. "Il mio ragionamento fu: ‘Se questi piccolini non sopravvivono, per i genitori è un dolore immenso’. Avevo trovato la mia strada e dissi a me stessa: la percorrerò finché vivrò". Dopo aver frequentato Centri di Terapia Intensiva Neonatale per apprendere le migliori tecniche di assistenza, in particolare a Helsinki, Zurigo, Losanna, Berlino, New York, trasferì le conoscenze in Italia. Una rivoluzione: arrivarono in Italia l’ago a farfalla o concetti come il valore del latte materno.

I prematuri morivano (al 60%) perché non riuscivano a respirare? "Cominciammo ad usare un ventilatore manuale, l’Ambu, palloncino da stringere ritmicamente con la mano per far arrivare aria nei polmoni. Era faticoso e non si riusciva ad usarlo per più di mezz’ora, ma bisognava continuare per ore. Come fare? Inventai i turni". Dal ’69 aveva formato il primo gruppo di neonatologi capaci di trattare i neonati con problemi, e nel 1971 aveva creato in Italia la prima Divisione di Patologia Perinatale con l’Unità Neonatale di Terapia Intensiva dell’ospedale Macedonio Melloni di Milano. "La prematurità non è una malattia, è solo un bambino che nasce prima", il suo motto. Stessa cura anche con i bambini Down, "da trattare sempre senza pregiudizi".

Dario Crippa