NICOLA PALMA E MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Lo sballo con l’elio, la lama nel calzino, la foto da Gomorra: chi sono gli arrestati per le coltellate in corso Como

L’aggressione risale al 4 novembre scorso: ai due nuovi indagati contestata anche un’intimidazione a una testimone

La banda

La banda

Milano, 2 marzo 2024 – La foto di gruppo davanti al cancello di via Zamagna 4, uno degli stabili più degradati e problematici del quartiere, è datata aprile 2021: volti coperti con magliette e passamontagna, dito medio a favore di smartphone e addominali scolpiti. Tra i ragazzi "taggati" c’è pure Anwar L., 19 anni compiuti a ottobre come il gemello Akram, arrestato ieri mattina dagli agenti del commissariato Garibaldi-Venezia per il raid a coltellate del 4 novembre in corso Como.

L’indagine “privata”

Due giorni dopo l’agguato quasi costato la vita al ventunenne D., uno dei suoi amici, A., a sua volta colpito a un dito nel tentativo di difenderlo, si presenta spontaneamente negli uffici di via Schiaparelli e rivela un particolare determinante per indirizzare gli accertamenti investigativi: partendo dalla frase pronunciata da uno degli aggressori ("Sono di San Siro"), ha fatto una ricerca on line e ha rintracciato su Instagram tre profili di ragazzi che, a suo dire, avrebbero preso parte al blitz a mano armata.

Due appartengono ai gemelli, anche se per Akram, indagato, il gip Massimo Baraldo non ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza (alcuni dialoghi captati paiono scagionarli) meritevoli della stessa misura cautelare richiesta e ottenuta dal pm per il fratello. L’altro appartiene a Djibril S., diciannovenne di origini senegalesi residente a Corvetto, a sua volta finito in manette nelle scorse ore e già indagato dal maggio 2021 in avanti per vari reati.

La testimone intimidita

A. non è l’unico a dare informazioni ai poliziotti per contribuire a far luce su quanto accaduto. Il 23 novembre, viene sentita la ragazza che quella notte era in corso Como: dice di conoscere "quelli di San Siro" e di essere amica di uno dei tre minorenni ammanettati subito dopo i fatti come presunti componenti del gruppo.

Pure lei tira in ballo Djibril detto "Djibo" e aggiunge un ulteriore dettaglio su Anwar, già svelato al ventunenne col polmone perforato durante una conversazione via social: "Si era fatto di balloons e dell’elio esilarante...".

Vale a dire di palloncini pieni di protossido di azoto, sostanza di solito utilizzata come anestetico ma che negli ultimi anni si è diffusa tra i giovani, soprattutto in Nord Europa, per "sballarsi" e procurarsi artificiosamente uno stato di euforia. Le dichiarazioni della ragazza verranno considerate dal giudice "solo parzialmente credibili" perché "eccessivamente condizionate" dal tentativo di allontanare i sospetti dai minorenni coinvolti, ricostruisce così la scena:

"A un certo punto, vedo Anwar estrarre un coltellino dalla sua calza, si rivolgeva a un ragazzo che successivamente ho saputo chiamarsi D. (il ferito più grave, ndr) e gli diceva che se non si levava lo avrebbe accoltellato. Il ragazzo ha iniziato a scappare, ma è scivolato in terra". E poi? "Quando il ragazzo era in terra vicino a un ombrellone di un locale, ho visto Djibo che gli ha chiuso la strada impedendogli di scappare, quando a un certo punto vedo Anwar colpire con due coltellate alla schiena il ragazzo in terra".

Le lame sequestrate

Quei fendenti potrebbero essere stati sferrati con uno dei coltelli con lame di 16 e 21 centimetri sequestrati dagli agenti di Garibaldi-Venezia in un armadio della cameretta dei gemelli L. durante la perquisizione del 13 dicembre nell’appartamento in zona Inganni. "Hanno trovato due magentini che ho rubato, 33 centimetri, uguali a quelli che ho rubato a Rho Fiera, 33 centimetri fra", dirà Anwar intercettato.

Tra le esigenze cautelari, il gip ha inserito anche il possibile condizionamento dei testimoni. Sì, perché, come emerge dall’ordinanza, il 23 gennaio, la ragazza testimone ha chiamato in commissariato per segnalare che poco prima i gemelli le avevano chiesto un appuntamento, "accusandola di averli “infamati”".