"Io, il co-pilota umano settant’anni dopo il trionfo di Giannino"

"È un’incredibile coincidenza. Quest’anno celebriamo 70 anni dalla seconda vittoria di Giannino alle 1000 Miglia. Oggi, di fatto, ci passiamo il testimone". Matteo Marzotto sarà il co-pilota della prima auto autonoma che attraverserà quest’anno tappe iconiche della manifestazione, con l’ambizione di percorrere tutto l’itinerario nel 2024.

Si entra nella storia.

"Penso ai miei zii, a mio papà. A quattro fratelli Marzotto, a quell’epoca ventenni, che hanno corso e vinto nella gara vera. E per me è commovente e simpatico da raccontare questo fil-rouge che ci unisce. Nel 1953 eravamo agli albori della tecnologia e all’alba di un boom economico, oggi abbiamo un veicolo autonomo che entra in un progetto unico al mondo. Essere tra i primi è già emozionante, essere i primi lo è molto di più".

Alla guida c’è l’avatar. Ma si “soffre“ anche dalla parte del co-pilota?

"Bisogna abituarsi a una macchina che si muove autonomamente, che curva e frena. Parlare nei dettagli con i ricercatori del sistema di sviluppo del Politecnico è utilissimo per un pilota come me, che ha un approccio emotivo ma razionale. Ho l’abitudine a fidarmi della tecnologia: la macchina in questa fase in pista è assolutamente autonoma, si funge da assistenti all’intelligenza artificiale. Ma questa assistenza significa anche controllarne eventuali malfunzionamenti in tempo reale".

Intanto ci si allena al nuovo che avanza.

"È l’inizio di un ciclo: con oggi abbiamo avviato ufficialmente la 1000 miglia 2023 e del 2024, che speriamo sia fatta integralmente e non a settori. Tra i due step molte cose continueranno ad evolvere".

L’ansia pre-gara inizia a farsi sentire?

"È una gara tecnologica per noi. Siamo in buone mani, sapremo fare funzionare la macchina molto bene anche se rimane alta l’attenzione a vegliare su tutto il sistema".

Nelle 1000 Miglia del passato avevano fatto capolino i tergicristalli, l’illuminazione stradale e altre novità entrate nella vita di tutti i giorni. È un banco di prova e di ricerca?

"Basta pensare alla sperimentazione in corsa dei primi freni a disco. La tecnologia che ha portato allo sviluppo degli pneumatici è nata in quegli anni, in quelle corse lì, in strade aperte ad altissima velocità e ad altissimo rischio. Oggi la 1000 Miglia ha una logica sportiva completamente diversa, ma si celebra l’Italia dei territori, meravigliosa, e un primato: siamo sempre in prima linea nell’innovazione".

In un altro periodo di svolta.

"Se pensiamo al passato eravamo a cavallo tra le due guerre e nel Dopoguerra, in un’epoca di cambiamento, con la mobilità che stava diventando personale e popolare. Ora si parla di guida autonoma in un altro periodo epocale, con il cambiamento climatico con cui dobbiamo fare i conti. L’Italia non può sottrarsi a questa sfida: bisogna sviluppare tecnologia, capire come possa diventare utile all’uomo e non viceversa. E lo si fa con queste menti qui, i ricercatori del Politecnico, con questa modalità: nello studio e nella sperimentazione".Simona Ballatore

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