
Si apre il 15 maggio la conferenza di servizi in Città Metropolitana. Il progetto del Gruppo Systema Ambiente per 60mila tonnellate annue.
Nuovo impianto di trattamento rifiuti a Cascina Redenta, i prodromi sono finiti e la macchina si mette in moto: al via la conferenza di servizi in Città Metropolitana. La prima riunione si terrà il 15 maggio prossimo alla presenza dell’ente deputato all’autorizzazione, Città Metropolitana, e di tutti gli altri organi coinvolti nella procedura. Incluso, naturalmente, il comune di Inzago.
"Sarà un incontro interlocutorio - spiega il sindaco Andrea Fumagalli- cui ci presentiamo con le credenziali che abbiamo reso già note dell’assemblea pubblica del mese scorso. Siamo contrari a questo impianto e non lo accogliamo certo a braccia aperte. Siamo adeguatamente supportati sul fronte tecnico legale. Staremo a vedere".
Un parere contrario espresso a lettere ancora più chiare durante l’assemblea di aprile, quando sindaco e assessore all’ambiente comunicarono alla cittadinanza l’indisponibilità ad accogliere l’impianto su un sito che ha già ospitato tre discariche in vent’anni, l’ultima delle quali ormai vicina all’esaurimento: "Sarà dura, non abbiamo dubbi: ma venderemo molto cara la pelle".
Alla vigilia della conferenza di servizi si attende, intanto, l’audizione in commissione regionale ambiente che l’amministrazione comunale ha già richiesto, "un passaggio importante per comprendere l’orientamento del Pirellone".
Il progetto presentato dal gruppo Systema Ambiente nello scorso novembre prevede la realizzazione di un impianto di trattamento per 60.000 tonnellate annue di rifiuti speciali non pericolosi. Contro questa nuova ipotesi si era già mobilitata, nei mesi scorsi, la minoranza, con un incontro pubblico e l’avvio di una raccolta di firme, con cui si chiede a Città Metropolitana il diniego a qualsiasi autorizzazione. La posizione contraria del comune è stata formalizzata a sua volta poco dopo.
Per seguire la pratica affiancano l’ente comunale e la commissione consiliare ad hoc che segue la pratica un professionista tecnico e un legale: obiettivo, sviscerare i dettagli del progetto e mettere in fila i motivi ostativi. Alcuni di questi sono già stati notificati: il nuovo impianto, per esempio, non potrebbe essere realizzato senza una nuova convenzione con l’amministrazione comunale, ad ora non prevista nei progetti.
Una freccia all’arco del "fronte del no" quella del fattore di pressione regionale, ovvero il rapporto fra rifiuti e territorio. A Inzago, suo malgrado "regina di discariche" dell’area Martesana, è già stato superato da un pezzo.