Si sono conclusi tutti gli accertamenti che la Procura ha disposto sulla pista ciclabile disegnata sull’asfalto, nell’ambito dell’inchiesta sull’incidente stradale in cui ha perso la vita Cristina Scozia, 39 anni, massaggiatrice olistica e personal trainer che ha lasciato una bimba di sei anni. Accertamenti diretti a valutare se la pista fosse stata progettata tenendo correttamente in considerazione i possibili rischi per chi la percorreva. L’assessore alla Sicurezza del Comune Marco Granelli, ex assessore alla Mobilità, era stato formalmente iscritto nel registro degli indagati dai pm milanesi per omicidio colposo in relazione alla morte della 39enne, travolta da una betoniera all’incrocio tra via Francesco Sforza e corso di Porta Vittoria, facendo emergere il dubbio di una qualche irregolarità. Per questo incidente, già a fine dicembre si era saputo che a Granelli, in qualità di ex assessore alla Mobilità quando era stata realizzata la pista ciclabile, era stato notificato un verbale di identificazione ed elezione di domicilio. Atti, appunto, a garanzia degli indagati, oltre a Granelli anche due tecnici comunali, in vista degli accertamenti che la Procura ha poi effettuato sulla realizzazione di quella pista riservata alle bici, a pochi passi dal Tribunale. Nell’inchiesta, coordinata dal pm Mauro Clerici del dipartimento guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano, è ovviamente indagato per omicidio stradale anche il guidatore della betoniera. In questo, come in altri casi a Milano, la vittima sarebbe stata investita per il cosiddetto "angolo cieco", il guidatore non avrebbe visto la bici.
Al termine dei due accertamenti disposti dalla Procura sono risultate irregolarità sul posizionamento di due cartelli prima di arrivare alla svolta, sulla sincronizzazione dei semafori con “vuoto“ normativo sulle distanze dagli incroci e sulle regole di precedenza in ciclabili che sono considerate come corsie per automobili . Il mezzo pesante proveniva da via Sforza e stava svoltando a destra verso corso di Porta Vittoria, quando ha investito la donna che quel giorno pedalava in velocità sotto una pioggia battente e con il cappuccio alzato che le impediva, in parte, forse, di avere maggiore visibilità ai lati della testa. Il pm Clerici aveva disposto una consulenza, mettendo sotto la lente anche l’operato degli uffici comunali. È stato subito chiarito che la betoniera non aveva i sensori per l’angolo cieco, e aveva messo la freccia ad indicare la svolta. La betoniera e la bici provenivano dalla stessa parte e avevano entrambe il verde.
Forse, sempre stando alla relazione dei vigili, Scozia aveva fatto in tempo a raggiungere la “casa avanzata“, lo spazio riservato alle due ruote davanti alla linea di arresto, perché aveva visto il semaforo verde. Probabilmente la ciclista intendeva proseguire lungo via Sforza, ma la betoniera (l’autista 53enne è risultato negativo ai test per alcol e stupefacenti) che ha svoltato quando comunque il semaforo era diventato verde, l’ha urtata, travolgendola. Per una questione di secondi la donna ha proseguito velocemente nella corsia passando al momento peggiore nello stesso spazio occupato dall’angolo cieco della betoniera. Chi aveva la precedenza, quindi, in una pista ciclabile che è equiparata alle corsia delle auto?