Incidente a Milano, scontro letale in via Ripamonti: scatta la caccia al camion bianco

Si indaga sul dramma del cinquantaseienne in moto travolto all’incrocio. La fuga in via De Angeli ripresa dalle telecamere

Gli agenti della polizia locale sul luogo dell’incidente all’alba di ieri in via Ripamonti

Gli agenti della polizia locale sul luogo dell’incidente all’alba di ieri in via Ripamonti

Milano - Era appena uscito di casa , a due passi da viale Ortles, per andare a lavoro in sella allo scooter SH300 del figlio. Dopo aver percorso poche centinaia di metri, è stato travolto da un camion all’incrocio tra via Ripamonti e via Lorenzini mentre stava percorrendo il tratto di carreggiata in direzione centro: il motorino è stato sbalzato contro la pensilina del tram, e per il cinquantaseienne non c’è stato nulla da fare. La dinamica è ancora da ricostruire, ma una cosa è certa: chi guidava il mezzo pesante coinvolto nello scontro non si è fermato per prestare soccorso, anzi ha accelerato e si è allontanato lungo via De Angeli, facendo perdere le sue tracce prima dell’arrivo dei soccorsi. I sanitari di Areu, arrivati alle 5.42, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del cinquantaseienne: troppo gravi i traumi riportati nell’impatto.

In via Ripamonti sono stati inviati anche gli agenti del Radiomobile della polizia locale per i rilievi e i colleghi della Squadra interventi speciali per avviare le ricerche del pirata in fuga. Stando alle prime informazioni, il semaforo era lampeggiante: forse lo scooterista si è accorto all’ultimo della presenza del camion che arrivava da destra e ha provato a inchiodare; la frenata ha verosimilmente provocato una scivolata sull’asfalto qualche secondo prima del violento impatto con il mezzo pesante. Dalle immagini delle telecamere visionate dai ghisa, non tutte di ottima qualità e in parte "impallate" dalla presenza di alberi, si vede il camion bianco che si allontana subito dopo l’incidente come se niente fosse, in direzione via De Angeli.

Non si percepiscono rallentamenti che facciano pensare all’intenzione dell’autista di fermarsi per accertarsi delle condizioni del ferito. L’attenzione degli investigatori, che avrebbero ricostruito almeno una parte del tragitto percorso dal camion prima di arrivare in via Lorenzini, è concentrata su due fronti: l’analisi certosina dei filmati, nella speranza di individuare il fotogramma giusto che abbia immortalato la targa dell’autoarticolato o qualche segno distintivo; e la ricerca di eventuali testimoni in grado di fornire indicazioni utili all’inchiesta. L’impressione è che l’uomo in fuga abbia le ore contate, anche perché stava probabilmente guidando un mezzo non di sua proprietà, bensì della ditta per la quale lavora. Detto altrimenti: se il mezzo pesante ha riportato danni nell’impatto, il conducente avrà certamente dovuto giustificarne l’origine.  

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