Inveruno: "Alberi? No, la nostra cellulosa arriverà dagli scarti alimentari"

La ricerca di due ragazze inverunesi al Politecnico di Milano sta dando risultati concreti. Il progetto Bi-Rex ha già ottenuto finanziamenti e riconoscimenti anche a livello internazionale

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di Giovanni Chiodini

La cellulosa, la materia prima che serve per fare la carta, ma non solo, si ottiene dagli alberi. In un futuro prossimo la si potrà ottenere anche dagli scarti delle industrie alimentari evitando così la deforestazione di ampie aree. Ci stanno lavorando, con risultati sin qui molto soddisfacenti, l’inverunese Greta Colombo Dugoni, 28 anni, dottoranda al Politecnico di Milano, e Monica Ferro, ricercatrice 37enne della stessa università. Greta si era laureata in chimica alla Statale. Dopo aver lavorato per un anno in una azienda della zona, ha deciso di concorrere ad un posto di dottorato in università. Tre anni destinati alla ricerca. Lavorando ad alcuni progetti diversi tra loro sono arrivati alla conclusione che miscelando le biomasse con dei solventi atossici si ottiene la cellulosa.

"Come sempre, una buona idea nasce dall’intuizione e da una buona dose di fortuna. La nostra intuizione - racconta Greta - è nata quando, andando a visitare un birrificio, ci è stato evidenziato il problema dello smaltimento delle trebbie di birra, ovvero il malto esausto dopo che è stato lasciato macerare in acqua sino alla completa estrazione degli zuccheri. Ci è stato chiesto di fare qualcosa per poterle recuperare". "Nella ricerca che stavamo svolgendo su alcuni solventi green e atossici non inquinanti abbiamo visto che miscelandone due tipi, entrambi solidi, già conosciuti nella produzione di creme e di mangimi per animali, si ottiene a basse temperature un liquido. Miscelando questo stesso con le trebbie e con altre biomasse si arriva alla cellulosa". Gli scarti utilizzabili sono diversi. "Si possono usare quelli della lavorazione del riso, ad esempio. I sacchetti di plastica biodegradabili e compostabili si ottengono dall’olio estratto dai semi del cardo. Il resto della pianta, dopo l’estrazione, solitamente si butta e noi lo potremo riutilizzare - prosegue -. Anche gli agrumi sono utili nella produzione della cellulosa. Dopo la spremitura c’è il problema di come smaltire il cosiddetto pastazzo, fatto di bucce, semi e parte della polpa. Miscelando questo con i solventi si ottiene una cellulosa bianchissima". "Tutte queste biomasse solitamente vengono bruciate. Recuperandole si evitano anche i costi dell’incenerimento".

Greta e Monica hanno quindi avviato un progetto, denominato Bi-Rex, dall’unione dei termini biomasse e recycling. Un progetto che ha già ottenuto finanziamenti e riconoscimenti. Il contributo più importante è arrivato quest’anno: 160mila euro dal fondo di investimento Poli360. Inoltre Bi-Rex è stato recentemente selezionato dall’Ecrn (European Chemical Regions Network) e incluso tra le migliori fonti alternative di materie prime.

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