Hi-tech, design e salute: ecco gli inventori del Politecnico

Il rettore Ferruccio Resta: "All’inizio è un costo, ma col tempo porta soddisfazioni.E genera benefici sul territorio"

Ritratto di Francesco Murano

Ritratto di Francesco Murano

Milano, 22 luglio 2018  - Oltre 12.600 idee raccolte, 644 brevetti (che salgono a 1.610 se si contano i brevetti singoli all’interno della stessa invenzione), 388 hanno già portato valore: licenziando i brevetti dal 2000 al 2017 il Politecnico di Milano ha ottenuto 6,4 milioni di euro, a cui si aggiungono i grant di ricerca e i contratti stilati con le imprese che bussano all’ateneo per chiedere di inventare, insieme. «All’inizio brevettare è un costo – sottolinea il rettore, Ferruccio Resta – ma che porta grandi soddisfazioni: oggi si stanno raccogliendo i frutti di questi investimenti e di questa cultura dell’innovazione, che punta anche sulle startup, su tutto un ecosistema che abbiamo creato attorno al Politecnico e, in particolare, al distretto dell’innovazione della Bovisa». Fra i settori che hanno sfornato più invenzioni, negli ultimi tre anni, quello tecnologico e dell’automazione (22%, con 54 brevetti), l’ingegneria dei materiali (20%), il design industriale (17%) e la salute (14%). Il settore energetico anche se quantitativamente sembra pesare di meno (con 23 brevetti dal 2014 al 2017) «ha un impatto economico interessante», sottolineano dall’università. Fra i dipartimenti più attivi, elettronica, informatica e bioingegneria, chimica dei materiali e design.

La crescita è stata continua: si è passati dai 146 brevetti del 2004 ai 913 del 2012 fino ai 1.610 attuali. «Sul conto economico le entrate hanno ormai superato le uscite – continua il rettore – questo grazie anche all’ufficio di trasferimento tecnologico, che oltre alle competenze tecniche deve avere il polso del mercato, capacità di negoziazione ed essere attento agli aspetti legali. Il segreto è avere massa critica. Stiamo raccogliendo quanto seminato in questi anni e stimolando i nostri partner commerciali, industriali e finanziari a brevettare con noi. Ci sono tante azioni per promuovere innovazione che, come in un mosaico, disegnano un quadro finale». Si inventa con medici e con aziende, si iniziano a vedere i frutti sul mercato. Come il copertone “Pirelli P Zero Velo”. Ci ha lavorato il dipartimento di chimica dei materiali e di ingegneria chimica.

«Nasce da una collaborazione di lunga data fra l’ateneo e Pirelli – spiega il professore del Politecnico Maurizio Galimberti –, abbiamo stretto accordi che consentono di fare ricerca con un respiro maggiore. Per questo prodotto l’azienda ha sottoposto a noi e Bicocca un’esigenza: dare proprietà meccaniche, con cariche rinforzanti, alle mescole che si utilizzano in tutte le ruote, dalle bici agli pneumatici vettura. Il lavoro è stato compatibilizzare le cariche allungabili alla matrice. Al Politecnico ci lavoriamo da anni ed è sempre sfidante arrivare a questi risultati commerciali. L’idea ha funzionato, è stata depositata nel 2015 a nome Pirelli, è un brevetto tutto italiano ed è sul mercato, le ho viste per la prima volta in Corso Garibaldi. L’università deve far questo: insegnare, fare ricerca, generare benefici sul territorio». 

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