Tifoso morto, interrogati 4 ultras napoletani. Da Ros fa altri nomi e va ai domiciliari

Sono indagati i 5 tifosi azzurri, tra cui un minorenne, che erano a bordo della Volvo sequestrata dalla magistratura milanese e altri tre che erano su una seconda auto

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

L'agguato tra tifosi e Daniele Belardinelli

Milano, 5 gennaio 2019  -  Sono complessivamente otto le persone indagate a Napoli nell'ambito delle indagini sulla morte di Daniele Belardinelli, l'ultra del Varese, squadra gemellata con l'Inter, che è stato investito il giorno di Santo Stefano durante gli scontri che hanno preceduto la partita Inter-Napoli. Sono indagati i 5 tifosi azzurri, tra cui un minorenne, che erano a bordo della Volvo V40 sequestrata dalla magistratura milanese e anche altri tre che viaggiavano a bordo di una seconda auto del convoglio azzurro, ritenuta coinvolta nell'incidente. Anche questa seconda vettura, a breve, dovrebbe essere sequestrata. Per tutti si ipotizza il reato di omicidio volontario.

La Digos di Milano e quella di Napoli hanno collaborato nel realizzare gli interrogatori che oggi hanno portato all'iscrizione di 8 tifosi del Napoli nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario, ma potrebbero essere decine di persone a ricevere avvisi di garanzia. "Trenta, quaranta", ha detto l'avvocato Emilio Coppola uscendo dalla Questura di Napoli al termine degli interrogatori cui sono stati sottoposti i quattro tifosi azzurri che erano nella Volvo. Coppola, che inizialmente era il difensore di tutti e quattro gli indagati, nel corso degli interrogatori di oggi ha lasciato la difesa di due ragazzi le cui versioni davanti agli investigatori della Digos di Milano sono apparse in contraddizione tra loro su alcuni aspetti. "Al momento - ha spiegato - sono in corso accertamenti sui ragazzi della Volvo. Ci saranno sviluppi nelle prossime ore, saranno sentiti i passeggeri di altre auto, noi abbiamo chiarito la nostra posizione. Ma si parla di molti indagati - ha ribadito il legale - si faranno accertamenti su molti veicoli e so che verranno sequestrate altre auto". Il nodo della questione sta nel fatto che gli indagati si rimpallano la responsabilità su chi fosse alla guida della Volvo V40 sotto sequestro. Nessuno, in sostanza, ha ammesso di aver investito Belardinelli.  

DOMICILIARI PER DE ROS - Sono stati concessi i domiciliari a Luca Da Ros, 21 anni, il tifoso dell'Inter arrestato per gli incidenti prima di Inter-Napoli che sono costati la vita al tifoso del Varese Daniele Belardinelli. Lo ha deciso il gip Guido Salvini dopo il lungo interrogatorio di ieri davanti ai pm. A chiedere la scarcerazione era stato l'avvocato Alberto Tucci. Da Ros ha collaborato coi magistrati e, per questo, avrebbe subito insulti e minacce a casa e sui social network. Non solo, anche nel carcere milanese di San Vittore e in particolare sarebbe stato definito "infame" da un altro detenuto. Nell'ordinanza, il giudice Guido Salvini spiega che il 21enne "appare aver avuto un ruolo secondario nell'azione" contro gli ultras napoletani dato che «il suo tipo di 'militanza' nei gruppi ultrà interisti (per i quali si occupava in particolare delle coreografie) non appare collegato a quelle componenti più violente ed organizzate dalle quali è originato l'agguato". Per il gip contano anche la sua "giovane età", il fatto che sia "incensurato" e che abbia "sempre mantenuto una regolare condotta di vita".

Da Ros dunque torna a casa sua. Determinante è stato l'interrogatorio di venerdì davanti ai pm. In quel contesto, infatti, il ragazzo ha deciso di collaborare. Ieri a San Vittore, davanti ai pm, "su un album fotografico di 34 persone" con gli ultrà della curva "ne ha riconosciuti 7-8", "alcuni dei quali hanno partecipato" all'assalto. Lo ha spiegato il suo legale, l'avvocato Alberto Tucci, chiarendo che il 21enne ha riconosciuto tra le foto anche quella di Nino Ciccarelli, capo dei 'Viking' della curva nord. Il legale ha aggiunto che Da Ros ha riconosciuto tra le foto come partecipanti al blitz contro gli ultras napoletani "gli altri tre soggetti che erano in macchina con lui, tra cui 'Giotto'", ossia colui che avrebbe anche portato in ospedale Belardinelli. Da Ros, secondo il legale, ha detto che lui non sapeva se l'agguato fosse stato preordinato o meno, anche perché "gli ultras accedono a queste notizie mano a mano che salgono la scala gerarchica". Per Da Ros, come riferito l'avvocato Tucci, "non esiste una cupola nella curva interista, la curva è una grande famiglia, però c'è un gruppo ristretto che organizza e dentro questo gruppo ci sono soggetti che tra loro si interfacciano".

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