Inter campione d’Italia, ecco come festeggerà a Milano: luoghi e orari per i nerazzurri

Il piano sicurezza a San Siro e l’esplosione di gioia al 95’. Sotto la pioggia fino alle 3. Bus scoperto dopo Inter-Torino

I giocatori dell’Inter sul prato di San Siro dopo il trionfo nel derby con il Milan: la vittoria ha assegnato lo scudetto alla squadra nerazzurra, il ventesimo nella storia del club (seconda stella)

I giocatori dell’Inter sul prato di San Siro dopo il trionfo nel derby con il Milan: la vittoria ha assegnato lo scudetto alla squadra nerazzurra, il ventesimo nella storia del club (seconda stella)

Fradici di felicità nel cuore di una notte storica per l’Inter. Un intero popolo, quello nerazzurro, con lo sguardo rivolto all’insù: le due stelle si vedono comunque tra i fuochi d’artificio che illuminano il Castello Sforzesco, nonostante la pioggia incessante si ostini a inzuppare una festa che non vuole finire. E che scorrerà sottotraccia almeno fino a domenica pomeriggio, quando i neo campioni d’Italia sfileranno da San Siro a piazza Duomo (attraversando piazzale Lotto e viale Monte Rosa e raggiungendo Cadorna via Amendola e Pagano) per celebrare il ventesimo scudetto in 116 anni. Proprio il maltempo delle ultime ore ha sconsigliato il corteo immediato sul pullman scoperto, posticipando di ora in ora la data dell’happening nerazzurro: da martedì a mercoledì e poi al weekend, sperando che torni il sereno dopo la passerella casalinga con il Torino spostata dalle 15 di sabato alle 12.30 del giorno dopo.

La maratona pre-derby inizia all’ora di pranzo per chi deve far sì che tutto fili liscio, pur in un contesto di partenza tutt’altro che agevole: la sfida decisiva a casa dei cugini rossoneri, un unicum nel calcio italiano, con quel che ne consegue in termini di tensioni striscianti e rivalità secolari. Alle 13, iniziano le bonifiche con le unità cinofile all’interno del Meazza. Il piano predisposto dal questore Giuseppe Petronzi è studiato per prevedere ogni possibile variabile, anche se l’osservazione da vicino della macchina dell’ordine pubblico serve a capire che la situazione è in continua evoluzione, che bisogna adattarsi rapidamente alle cose che succedono minuto per minuto e che il contatto costante tra i vari attori in campo è fondamentale per risolvere in fretta i problemi che si presentano. Poco dopo le 18, ecco la riunione del Gos, il Gruppo operativo sicurezza, che va in scena in uno stanzone con vista sul campo sotto il primo anello verde: il dirigente del servizio Antonio D’Urso, a capo del commissariato Bonola, condivide gli ultimi dettagli con i rappresentanti delle altre forze di polizia, di ghisa, Areu e vigili del fuoco, nonché con le figure di coordinamento delle due società.

Al tavolo si discute anche della possibilità di una mini-invasione di interisti senza biglietto fuori dallo stadio già al 45’ (saranno 400 alla fine), in caso di punteggio consolidato: la priorità è non far entrare nessuno. La control room ha la visione d’insieme: sette monitor rimandano in tempo reale le immagini riprese dalle telecamere che monitorano sia l’interno che l’esterno dell’impianto sportivo, così da rispondere il prima possibile a eventuali emergenze mappate dagli occhi elettronici. Di fianco, c’è un altro locale in cui affluiscono in diretta i dati da gate e tornelli sugli ingressi degli spettatori.

Alle 18.30 c’è il via libera per l’apertura dei cancelli. Poco dopo, l’attenzione si sposta sulla rampa che conduce al parcheggio sotterraneo del Meazza: il pullman del Diavolo, partito dal solito albergo in zona Lotto, entra per primo, nella sostanziale indifferenza dei presenti. Nel frattempo, le comunicazioni via radio annunciano che quello dell’Inter, partito dal quartier generale di Appiano Gentile, è già al cavalcavia del Ghisallo, con la scorta a lampeggianti accesi ad aprire la strada nel traffico dell’ora di punta. L’autobus arriva da viale Caprilli, si lascia sulla destra l’Ippodromo e imbocca via Achille: gli agenti del Reparto mobile e i carabinieri del Battaglione si schierano ai lati della strada per evitare che le due ali di supporter dietro le transenne invadano la strada per abbracciare idealmente i loro beniamini. Un elicottero sorveglia tutto dall’alto. Mezz’ora prima che il pallone cominci a rotolare, si ha notizia del primo daspato di serata: stadi off limits per un anno per un tifoso ventenne bloccato nel velleitario tentativo di scavalcare la recinzione esterna alta quattro metri. Il bis a fine primo tempo, con divieto doppio nella durata per un quarantaquattrenne originario della provincia di Foggia che ha tentato di entrare con la forza sprovvisto di ticket.

Alle 20.45, l’arbitro Colombo dà ufficialmente avvio alla stracittadina: il Milan gioca in casa, ma i fan nerazzurri si fanno notare in diversi settori. Gli occhi sono puntati sugli spalti, per intercettare e spegnere sul nascere scaramucce e battibecchi incendiati da atavico dualismo e opposti stati d’animo: al primo anello rosso, bastano due parole di uno steward per placare un litigio prima che si trasformi in qualcos’altro. Il gol di Acerbi al 18’ indirizza il match, quello di Thuram all’alba della ripresa sembra chiuderlo definitivamente. Il sussulto rossonero all’80’ dà un’inattesa scarica di adrenalina a un finale nervosissimo, con duelli rusticani e tre espulsi. Il triplice fischio è lo sparo dello starter: la gioia interista è debordante, la Sud si svuota in un amen. La musica assordante sparata nelle casse è la fastidiosissima colonna sonora del post derby: la Nord continua a cantare, fin quando i microfoni smettono di amplificare le voci dei capi curva.

Nessun quartiere della città è immune da clacson e caroselli, anche se il centro di gravità permanente resta ovviamente l’asse Cairoli-Cordusio-Duomo: lì si dirigono macchine e motorini, con un paio di camion per traslochi imbottigliati all’ombra della statua di Garibaldi presa d’assalto. Qualche minuto dopo l’una, l’esplosione di un paio di petardoni annuncia l’attesa comparsa degli ultrà: in testa al serpentone, che sosta diversi minuti in via Dante per intonare a squarciagola sfottò e cori celebrativi, c’è una bara rossonera che lascia poco spazio alle interpretazioni. Le promesse Instagram di Lautaro e Di Marco fanno dimenticare il diluvio e la sveglia incombente: "Non andate via, arriviamo". E in effetti il capitano argentino, il terzino cresciuto nelle giovanili del Biscione, Calhanoglu, Dumfries e Barella non rinunciano al bagno di folla anticipato. Si replica tra quattro giorni: le previsioni meteo sono in miglioramento, con temperatura massima di 17°. Quella della piazza sarà certamente più alta. Molto più alta.

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