MARIANNA VAZZANA
Cronaca

In manette lo storico capo ultrà dell'Inter

Vittorio Boiocchi, leader della curva Nord, su un suv rubato con pistola e finte pettorine Gdf

Vittorio Boiocchi in un letto d'ospedale con l'altro ultrà Franco Caravita

Vittorio Boiocchi in un letto d'ospedale con l'altro ultrà Franco Caravita

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Milano - Una pistola modificata, pettorine con la scritta "Guardia di Finanza", manette e un taser. Questo kit nascosto dentro un suv rubato lascia intendere che Vittorio Boiocchi, 69 anni, storico capo ultrà dell’Inter, e Paolo Cambedda, di due anni più giovane, entrambi pluripregiudicati, fossero in procinto di tentare un colpo. Come, dove e ai danni di chi, è ancora da scoprire. L’ipotesi degli investigatori è che i due stessero effettuando un giro perlustrativo a bordo di quell’auto quando sono stati bloccati mercoledì mattina in via Pinturicchio, zona Città Studi, dagli agenti della Squadra mobile diretti da Marco Calì che li hanno arrestati per possesso di arma clandestina, uso di distintivi delle forze di polizia e ricettazione. Con precedenti per reati contro il patrimonio, droga e porto abusivo d’armi, sono nomi più che noti anche alle cronache: Vittorio Boiocchi, dopo aver scontato una condanna trentennale per narcotraffico e rapina, prima in carcere e poi in affidamento, era tornato in curva Nord a settembre del 2019 durante la partita Inter-Udinese ed era stato protagonista di una scazzottata con un altro vecchio capo ultrà, Franco Caravita. Boiocchi era poi finito all’ospedale per un attacco cardiaco. Caravita andò a trovarlo, per abbracciarlo. Un momento immortalato (con tanto di dito medio alzato contro chi ipotizzava una faida) e postato sulla pagina Facebook della Curva Nord. Anche Paolo Cambedda è un volto noto della mala milanese. La polizia ha iniziato ad avere sospetti dopo aver notato "frequenti movimenti" e appuntamenti con persone (che poi si sono rivelate estranee ai reati contestati) notati durante i servizi di controllo. Mercoledì, i due sono stati visti a bordo dell’auto rubata. L’ipotesi è che con quella macchina stessero provando percorsi e valutando orari per pianificare un’azione criminale. Una rapina? Un sequestro di persona? Al momento non si esclude nulla, l’obiettivo da colpire non è stato ancora individuato. Una volta fermati, è scattata la perquisizione: in auto c’era un sacchetto con la riproduzione di una calibro 38, resa offensiva sostituendo la canna, con cartucce nel caricatore, manette, false pettorine della Guardia di Finanza (si indaga anche su come se le siano procurate), guanti da lavoro, un taser e un binocolo per l’osservazione. Materiale che sarebbe sicuramente servito a compiere qualche attività criminale. I due sono finiti in manette e ora la Squadra mobile sta indagando sia per capire quale fosse il loro piano e verificare che i due non siano responsabili di altri reati: per scoprirlo sono stati anche sequestrati i loro cellulari.