Degrado e insicurezza, gli inquilini di via don Sturzo chiedono aiuto ad "Aler-tiamoci", la community delle case popolari lanciata dal consigliere regionale Nicola Di Marco (5 Stelle), e lui arriva a Cernusco per un sopralluogo "tra infiltrazioni ed Sos degli abitanti caduti nel vuoto". È un viaggio fra la muffa che fiorisce nei bagni e in cucina "e le facciate rovinate da incendi, l’ultimo a febbraio che raccontano l’incuria con la quale tante famiglie devono fare i conti tutti i giorni". Molte le criticità che hanno spinto l’esponente pentastellato "a chiedere informazioni ad Aler". La Regione "deve intervenire al più presto per mettere in sicurezza esterni, balconi, dove i danni causati dai roghi sono evidenti", aggiunge Di Marco. La lista dei problemi non si ferma qui: "In un sottoscala i muri “piangono” e non è ancora intervenuto nessuno, mancano le manutenzioni. Ci sono grossi problemi di umidità anche all’interno di molti appartamenti. Vale anche per i box, dove bisogna rimediare ai segni del tempo, anche qui l’acqua minaccia tutto: coperture e tubi. Dobbiamo rispondere al grido di aiuto dei residenti".
Per loro tanti sogni infranti e una quotidianità difficile fra crisi che morde, affitti che crescono e il lavoro che manca. I problemi sono quelli di sempre: "Siamo abbandonati". È così che si sentono nei palazzoni anni Settanta le 200 famiglie che ci vivono, sempre alle prese con un’emergenza. Guai in casa e appena fuori, nel quartiere: locali vuoti, vandalismi, paura. Una situazione sulla quale si muove anche Sicet, il sindacato inquilini. Da tempo chiede il contenimento di affitti e spese, l’aumento degli aiuti economici, un serio impegno sulle riparazioni. "Nel piano triennale Aler nemmeno un soldo per questo complesso - ricordano dal quartier generale -. I fondi dei bandi per il superbonus sono andati solo al rione di piazza Papa Giovanni, che conta una cinquantina di unità abitative". Da qui le prospettive di vedere migliorare le cose sono poche. L’obiettivo è "attirare il più possibile l’interesse delle istituzioni. E mantenere l’unità e il contatto".