'Conti' facili, Ing Bank nei guai

Mancata vigilanza sui clienti titolari che hanno usato i depositi per riciclare denari frutto di micro truffe

Ing Bank

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Milano, 6 dicembre 2019 - Ing Bank nei guai con la giustizia. Ha già versato 30 milioni di euro come risarcimento e punta a patteggiare una sanzione di 1 milione. È la filiale italiana della banca quella coinvolta in un’inchiesta dei pm Francesco Ciardi e Gaetano Ruta, condotta dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf con la collaborazione degli ispettori di Bankitalia.

Nel mirino ci sono 355 operazioni di sospetto riciclaggio sui conti della banca usati dai clienti, in qualche caso anche legati a clan della camorra, per depositare soldi frutto di micro-truffe. Sul patteggiamento della filiale milanese dell’istituto di credito con base in Olanda, indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, per fatti tra il 2014 e il 2019, e che ha già versato 29 milioni (più uno di sanzione pecuniaria) come confisca del presunto profitto del reato, deciderà il gip Roberto Crepaldi il prossimo 4 febbraio. In sostanza, l’indagine (tra ottobre 2018 e gennaio 2019 c’è stata anche un’attività ispettiva di Bankitalia), partita da una serie di rogatorie internazionali arrivate al terzo dipartimento della Procura, guidato dall’aggiunto Fabio De Pasquale, soprattutto da Germania e Austria ma anche da altri Paesi europei, ha accertato che la banca avrebbe dolosamente deciso di non adottare una serie di procedure. previste per evitare il rischio che i suoi clienti commettessero fatti di riciclaggio, come è avvenuto, usando i conti dell’istituto. La banca non avrebbe, in primis, seguito l’obbligo di identificazione della sua clientela e non avrebbe nemmeno attivato un monitoraggio costante sui depositi.

Stando al capo d’imputazione sarebbero state accertate «forti carenze nelle azioni di governo, gestione e controllo del rischio di coinvolgimento in fenomeni di riciclaggio». E l’istituto avrebbe risparmiato così, tra personale e protocolli non rispettati, 7,1 milioni di euro (compresi nei 29 milioni versati come profitto confiscato). Tra i clienti che avrebbero usato negli anni quei conti al centro delle indagini, ci sono decine di persone che avrebbero commesso piccole truffe on line, anche da poche centinaia di euro, come affitti di case “fantasma”, fino a più strutturate frodi “carosello” sull’Iva, ma anche un paio di soggetti, sempre truffatori, legati a clan camorristici. Su un conto, tra l’altro, sarebbero anche stati depositati quasi 100mila euro da una delle quattro finte onlus che gestivano l’accoglienza dei migranti già al centro di un’indagine della Procura che mesi fa portò ad alcuni arresti.

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