NICOLA PALMA
Cronaca

L’influencer Bibo e i blitz anti-Dad: "Fai saltare tutto"

Indagato dalla Postale lo youtuber Lorenzo Proserpi Le incursioni sul web su richiesta dei suoi follower

Lorenzo Proserpi, studente milanese di 24 anni, noto sul web come BiboPlayer

Milano - Sei giorni fa  ha postato un video sul suo canale Youtube, frequentatissimo dai giovanissimi, per raccontare della perquisizione della polizia: "Mi citofonano alle sette del mattino e vedo tre signori che mi dicono “adesso apri la porta e ci fai entrare“... pensavo volessero rapinarmi e poi tirano fuori un mandato di perquisa... e cosa avevo fatto io? Ero entrato in qualche video lezione di mie fan a salutare, magari quando c’era la professoressa, non pensavo di fare chissà che cosa...e dopo un anno mi entrano in casa con l’accusa di intralcio allo svolgimento pubblico...". La versione autoassolutoria che Lorenzo Proserpi, studente universitario milanese di 24 anni noto al pubblico della Rete con il nome di BiboPlayer, ha dato dal suo pulpito privato non sembra corrispondere a quanto emerso dall’indagine della Postale di Genova, scattata dopo le segnalazioni arrivate da diversi prèsidi della Liguria sulle incursioni durante le lezioni in Dad del primo lockdown.

Urla, bestemmie, filmati hard sovrapposti al volto del docente di turno e persino la canzone "Faccetta nera" a tutto volume. Non proprio un "saluto", come l’ha innocentemente definito Proserpi, che si è costruito la sua cyber popolarità testando videogame come Fortnite e commentandone le prestazioni con i suoi numerosissimi “seguaci“ (fino a 50mila visualizzazioni). Oltre a lui, sono finiti nei guai altri due "disturbatori", di cui uno minorenne, che avrebbero colpito anche in altre parti d’Italia. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dal pm Walter Cotugno, erano proprio alcuni dei follower a passare agli influencer via Telegram i link delle videolezioni in programma il giorno dopo.

«Ho interrogazione venerdì , ti mando il link così fai saltare tutto", si scrivevano i ragazzini in chat. "Se vuoi che entri durante la lezioni, mi devi pagare", la richiesta, anche se al momento non è emerso se e quanto si facessero pagare per sabotare la didattica a distanza o se fosse soltanto un gioco. I tre, che sono stati denunciati per accesso abusivo a sistemi informatici e interruzione di pubblico servizio, hanno ammesso le loro azioni, pur ritenendole non più gravi di una bravata. D’altro canto, però, in alcuni dei dialoghi captati i "disturbatori" si dicevano: "Telegram è crittografato e non rilascia i dati alla polizia postale" o "La polizia ha altro da fare che venirci a cercare". E invece gli uomini della Postale li hanno stanati eccome.