Milano: "Io, miracolato. Vivo dopo un volo di 10 metri"

Il muratore Luigi Rutigliano è precipitato dal secondo piano mentre lavorava. "I sacchi di cemento sul marciapiedi mi hanno salvato"

Luigi Rutigliano

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«Mi hanno salvato i sacchi di cemento ammassati sul marciapiedi perché hanno attutito la caduta. Non ci fossero stati, probabilmente non sarei qui a parlare. Da un letto d’ospedale, sofferente. Ma vivo". Luigi Rutigliano è il muratore di 52 anni originario di Napoli, residente a Milano da più di 25 anni, che mercoledì della settimana scorsa è precipitato dal balcone del secondo piano di un appartamento che stava ristrutturando a Monza, in via Annoni. Un volo di 10 metri.

Com’è successo?

"Stava filando tutto liscio: un mio collega, sulla strada, preparava i sacchi di cemento e li sistemava sull’argano, che li sollevava fino al balcone. Io non dovevo far altro che afferrarli e portarli all’interno. A un certo punto, però, l’argano ha avuto un problema: mi ha agganciato e non ho capito più niente. Mi sono sentito trascinare verso il basso, impotente. Ho provato ad aggrapparmi a qualcosa mentre precipitavo ma non ce l’ho fatta e sono finito sopra i sacchi sul marciapiedi".

Ha perso conoscenza?

"No, sono sempre rimasto lucido. Però non mi potevo muovere. I colleghi mi hanno subito soccorso e hanno chiamato l’ambulanza. Mi girava la testa, mi mancava l’aria. Di quei momenti ricordo che faticavo a respirare. Nelle orecchie, sentivo la voce dei colleghi che cercavano di tranquillizzarmi. Sono poi stato accompagnato all’ospedale San Gerardo di Monza, dove i medici si sono subito presi cura di me".

Che danni ha riportato?

"Frattura di una costola e della prima vertebra lombare. Ho anche 5 punti di sutura al mignolo di una mano e altri sopra la palpebra dell’occhio destro, per ferite che mi sono procurato mentre cercavo un appiglio e all’atterraggio".

Quando è stato dimesso?

"Ho scelto io di andarmene dall’ospedale, la sera di quello stesso giorno, nonostante i medici volessero tenermi in osservazione. Stavo bene e ho preferito “l’osservazione domiciliare“. Sul referto è segnata una prognosi di 20 giorni".

E ora è di nuovo in ospedale?

"Sì. Sono al Sacco, perchè purtroppo sabato ho accusato un malore: dopo pranzo ho sentito un bruciore allo stomaco fortissimo, così sono andato al pronto soccorso spiegando cosa mi fosse accaduto qualche giorno prima. Il mio timore era soprattutto che la costola fratturata potesse premere sugli organi. Una volta appresa la situazione, i medici hanno preferito ricoverarmi. Al mio fianco c’è mia moglie Rossella, che lo scorso mercoledì si è precipitata da me, sotto choc, e non mi ha mai fatto mancare le sue attenzioni. Ringrazio anche il mio datore di lavoro e i colleghi che ogni giorno mi contattano, si interessano della mia salute e mi mandano messaggi di incoraggiamento".

Mercoledì aveva tutte le protezioni necessarie?

"Sì. Ero su un balcone, non mi trovavo sulla facciata o in un punto pericoloso, altrimenti avrei avuto un’imbragatura. In quel caso non era necessario. E non potevo certo prevedere di essere agganciato dall’argano".

È un muratore esperto?

"Sì, da anni lavoro in questo campo. Purtroppo sono stata vittima di un incidente e mi è andata bene, grazie ai sacchi di cemento. Mi sento un miracolato. Mi piacerebbe poterne avere un altro, di miracolo...".

Quale?

"Avere finalmente una casa, per me e mia moglie, che lavora come addetta nelle mense. Da 3 anni viviamo nel residence sociale “Aldo dice 26X1“ (in via Valformazza, zona via Stephenson, ndr ), che accoglie le persone rimaste senza un tetto e in attesa di casa popolare, e abbiamo partecipato finora a tutti i bandi. L’ultimo, ad aprile, Incrociamo le dita. Intanto, penso a rimettermi in sesto e ad uscire dall’ospedale. Mi auguro che i medici notino presto un miglioramento e che possano dimettermi".

 

 

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