Inchiesta sulla ’ndrangheta di Rho Spunta il nascondiglio di armi e droga

La Polizia ha sequestrato anche munizioni riconducibili alla famiglia Bandiera della locale sgominata a novembre

Inchiesta sulla ’ndrangheta di Rho  Spunta il nascondiglio di armi e droga

Inchiesta sulla ’ndrangheta di Rho Spunta il nascondiglio di armi e droga

di Nicola Palma

Un fucile a canne mozze calibro 12, un revolver calibro 22, 818 cartucce, 150 grammi di cocaina e un bilancino di precisione. Armi e droga sono state scovate dalla polizia in una cantina dello stabile in cui viveva uno dei membri della famiglia Bandiera, considerata a capo della locale di ’ndrangheta di Rho smantellata quattro mesi fa da un’operazione della Dda chiusa con 47 arresti. E il blitz andato in scena venerdì è legato proprio all’inchiesta antimafia Vico Raudo, che a novembre ha portato in cella il boss settantaquattrenne Gaetano Bandiera, già condannato in via definitiva a oltre 13 anni di reclusione per il blitz Infinito del 2010, il figlio quarantaseienne Cristian che ne aveva ereditato il potere (pur incassando il reddito di cittadinanza), e il suo "braccio operativo", la quarantacinquenne Caterina Giandotti. Già nel corso dell’indagine, i poliziotti di via Fatebenefratelli, coordinati dal pm Alessandra Cerreti e guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Nicola Lelario, avevano sequestrato l’arsenale dei Bandiera, con armi anche da guerra e munizionamento.

Nei giorni scorsi, gli ulteriori approfondimenti investigativi hanno fatto emergere la possibilità che in una cantina del palazzo di residenza di uno degli indagati (non di sua pertinenza ma nella sua disponibilità), ci fossero altre armi. E in effetti i controlli hanno dato esito positivo: il fucile e il revolver sono stati affidati agli esperti della Scientifica, che ora dovranno accertare se e quando siano state utilizzate dall’organizzazione criminale. Lunedì scorso, il gip Stefania Donadeo ha disposto il processo con rito immediato per i 47 arrestati, accogliendo la richiesta della Dda; ora le difese potranno chiedere l’abbreviato. Le indagini della Mobile hanno evidenziato l’elevatissima capacità di controllo del territorio da parte della famiglia Bandiera, veri e propri punti di riferimento: "La gente comune andava da loro per risolvere beghe di condominio e banali liti", aveva spiegato a novembre il pm Cerreti.

Nonostante "l’omertà assoluta" delle vittime (nessuno dei 15 minacciati ha mai sporto denuncia), gli investigatori sono riusciti a ricostruire tutte le attività della locale: intimidazioni con "metodi arcaici" come teste di maiale o capretto, riti di affiliazione, estorsioni, l’egemonia sullo spaccio di droga e un fiume di denaro reinvestito acquistando appartamenti e locali gestiti da prestanome. "È tornata la legge... è tornata la ’ndrangheta", la frase, intercettata, del capostipite Gaetano dopo aver scontato la condanna per il maxi processo Infinito.

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