M. CONS.
Cronaca

Inchiesta Film commission, primo ciak: patteggia quattro anni il prestanome

Esce di scena Luca Sostegni, uno degli indagati per la vendita “gonfiata” del capannone di Cormano A giudizio immediato altri cinque. Sullo sfondo continua la caccia ai presunti fondi neri della Lega Nord

Luca Sostegni, 62 anni

Milano, 6 gennaio 2021 - Il prestanome esce (per ora) di scena. Luca Sostegni, arrestato sei mesi fa per la vicenda Lombardia Film Commission (LFC) patteggia 4 anni e 10 mesi, una multa da 1000 euro e versa un risarcimento di 20mila euro. E la Procura di Milano porta a casa il primo risultato nell’inchiesta sulla vendita “gonfiata“ del capannone di Cormano proprietà dell’ente pubblico finanziato dalla Regione, mentre si appresta a chiedere il processo immediato per gli altri arrestati, tra cui i due revisori contabili per la Lega in Parlamento Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Sullo sfondo continua la caccia ai presunti fondi neri del Carroccio. «Io direttamente non ho avuto rapporti con loro, quindi se indirettamente ci sono stati saranno i giudici a stabilirlo", ha spiegato, dopo la ratifica del patteggiamento da parte del gip Raffaella Mascarino, Sostegni, 62 anni, in carcere da luglio e ai domiciliari da novembre, intendendo con quel "loro" esponenti della Lega. E sulla possibilità che parte dei soldi raccolti da Di Rubba e Manzoni siano finiti al partito, Sostegni, difeso dall’avvocato Giuseppe Alessandro Pennisi, ha risposto: "Non lo escludo, però mi piace parlare delle cose che so, io non li ho visti quei soldi". E ancora: "Mi sono sentito usato in un gioco molto più grande di me, ora altri dovranno chiarire".

Sul punto ha iniziato a parlare da fine novembre Michele Scillieri, commercialista nel cui studio venne registrata la “Lega per Salvini premier“ e di cui Sostegni fu prestanome. Ha raccontato all’aggiunto Eugenio Fusco e al pm Stefano Civardi che erano Di Rubba e Manzoni a far “girare“ le finanze della Lega, parlando di un giro di denaro e di fatture false a favore di professionisti e di società vicine al partito, al quale avrebbero poi girato una percentuale fino "al 15%". Un "sistema" di "retrocessioni" di denaro al movimento su cui sta indagando il Nucleo di polizia tributaria della Gdf, andando a caccia della destinazione finale dei soldi, e con gli inquirenti in contatto con la Procura di Genova che segue il flusso dei famosi 49 milioni spariti. Sempre Scillieri, che sarà risentito dai pm, ha messo a verbale una confidenza di Di Rubba sui 10 milioni di euro transitati dalla Sparkasse di Bolzano fino in Lussemburgo, tre dei quali rientrati in Italia nel 2018.

E se i presunti fondi occulti sono un fronte ancora aperto, il capitolo Lfc si avvia verso la richiesta di giudizio immediato per gli altri cinque arrestati: Di Rubba, Manzoni, Scillieri, il cognato Fabio Barbarossa e l’imprenditore Francesco Barachetti. Quest’ultimo, stando alle indagini, è quello che avrebbe preteso più soldi nella "spartizione" degli 800mila euro che la Lfc pagò, usando uno stanziamento regionale, per comprare il capannone. Di Rubba, ha spiegato Scillieri, "lo tranquillizzò, prospettandogli le ulteriori commesse" che avrebbe avuto "dalla Lega". Sostegni, che ha patteggiato per peculato, reati fiscali e tentata estorsione, pretendeva 50mila euro dai commercialisti vicini al Carroccio per stare zitto, ma ne ottenne solo 20mila. Nel frattempo, Barachet ti avrebbe incassato negli anni oltre 2 milioni dal Carroccio. "Io non sono un uomo “diretto“ e Barachetti sì - ha detto Sostegni ai cronisti - c’erano uomini “diretti“ al servizio della Lega". E ancora: "Dei soldi alla Lega per la campagna elettorale se ne parlava in maniera scherzosa (con Scillieri, ndr ) e se fosse una verità solo lui può saperlo". Ora potrebbe diventare teste chiave nel futuro processo, ma se fosse per lui tornerebbe in Brasile, dove viveva prima di rientrare in Italia. "Sto tremando al pensiero di poter tornare dentro", ha concluso.