
Guardia di finanza (Imagoeconomica)
Milano, 18 settembre 2024 – Quell’azienda non avrebbe potuto beneficiare degli incentivi riservati a investimenti nel Sud Italia. Il motivo? Semplice, aveva sede a Milano, nonostante fosse di proprietà di un imprenditore siciliano. Da qui il sequestro di beni nelle disponibilità dell’uomo d'affari, operato dalla Guardia di finanza di Agrigento, nell’ambito di un'inchiesta della procura di Sciacca
Sono stati requisiti beni per 1,2 milioni di euro, in esecuzione di un provvedimento del gip del tribunale siciliano, a ragione di una serie di presunti reati tributari.
Le ipotesi di reato
Secondo l'accusa, l'azienda dell'imprenditore avrebbe "indebitamente beneficiato degli incentivi fiscali previsti dal legislatore per gli investimenti nel Mezzogiorno", che "non gli spettavano", dichiarando "falsamente di avere sede, con capacità produttiva, nell'Agrigentino".
Inoltre avrebbe anche "utilizzato, in misura maggiore a quella realmente spettante, crediti di imposta finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica e innovazione tecnologica, documentati da fatture emesse da soggetti economici appartenenti allo stesso gruppo familiare, in violazione pertanto dei requisiti previsti dalla legge".
L’impiego dei crediti
La società, contesta la Procura di Sciacca, "avrebbe utilizzato i crediti non spettanti, per circa 1,2 milioni di euro, per abbattere illecitamente il proprio debito nei confronti del Fisco e degli Enti previdenziali, omettendo il versamento dei contributi".
I crediti non ancora utilizzati in compensazione sono stati tempestivamente sottoposti a procedura di sospensione d'intesa con l'Agenzia delle entrate.