BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Inceneritore attivo fino al 2032

Protesta a Trezzo: la giunta di centrodestra ha deciso, l’opposizione aveva chiesto di chiuderlo

di Barbara Calderola

Il forno Falck di Trezzo brucerà fino al 2032. La giunta di centrodestra ha deciso: il termovalorizzatore di via Pastore resterà in funzione altri nove anni dopo la scadenza della convenzione con il gestore Prima Srl, fissata nel 2023. Fu acceso fra mille polemiche nel 2003. L’opposizione aveva chiesto di chiuderlo e oggi protesta contro "la miopia di questa scelta".

Ma l’impianto porta nelle casse comunali per il disturbo 2,5 milioni di euro l’anno e il vicesindaco Danilo Villa invita gli avversari "a indicare i tagli per farne a meno". Anche il primo cittadino Silvana Centurelli nel suo intervento in aula per annunciare che si andrà avanti ha fatto riferimento ai benefit della convivenza con il camino che distrugge 160mila tonnellate di secco l’anno: "Welfare e tasse bloccate". Non solo. "Ogni autorizzazione regionale (Aia, l’ultima del 2016 offriva proprio la possibilità di arrivare al 2032) ha imposto migliorie tecniche - ricorda Villa -. Il filtro catalitico contro l’ossido di azoto abbattuto del 30% è una di queste, ora ce ne sono altre". "Il passaggio in Consiglio è il calcio di inizio per il futuro dell’impianto - sottolinea Centurelli - avviamo il percorso che ci porterà a individuare un nuovo gestore. Un iter trasparente". In lizza ci sono anche le partecipate Ates e Cem, "gli investimenti per mantenerlo in efficienza saranno così onerosi che solo la mano pubblica potrà farsene carico", scommette Luigi Fumagalli, primo cittadino di Vaprio. Il vicino che con gli altri "sopporta da anni i disagi, primo fra tutti le puzze serali, senza ristori". Cioè, senza soldi che invece adesso insieme a Pozzo è deciso a ottenere. "Abbiamo già chiesto un incontro. L’effetto ombrello e il vento che spira verso l’Adda preservano Trezzo e portano gli odoracci da noi".

La domanda di fondo è sempre la stessa: perché non spegnerlo? "Perché si tratta di un servizio primario che dovrebbe essere svolto comunque da qualcun altro, perché l’impianto non è obsoleto e il bilancio costi-benefici è favorevole alla comunità - argomenta il vicesindaco - il termo è sicuro. Non dimentichiamoci il conto per la bonifica fra i 10 e i 15 milioni, fuori dalla nostra portata". "Eppure - replica Tea Geromini, capogruppo di Obiettivo Comune, in minoranza - anche i centri che non incassano dagli inceneritori hanno politiche sociali. La verità è che da tempo si sarebbe dovuto accantonare il denaro per ripulire l’area e non essere obbligati a proseguire oltre il 2023".