Incendio via Antonini, primi risultati analisi: "Pannelli altamente infiammabili"

Secondo gli accertamenti effettuati avrebbe agito da "conduttore" rendendo il rogo incontrollabile in pochi minuti

Incendio via Antonini, quel che resta

Incendio via Antonini, quel che resta

Milano, 2 settembre - I pannelli del rivestimento esterno della Torre dei Moro di via Antonini, il grattacielo di 18 piani che domenica scorsa è andato a fuoco trasformandosi in una torcia incandescente e bruciando completamente nel giro di pochi minuti, non sarebbero in Alucobond, come era emerso all'indomani del rogo, ma di materiale plastico sintetico altamente infiammabile, che a temperature elevate si scioglie. È un particolare che emerge dalle prime analisi di laboratorio condotte dal Nucleo Investigativo Antincendio disposte dalla Procura di Milano che ha aperto un fascicolo  per disastro colposo.

Secondo gli accertamenti finora effettuati, quel materiale, di cui non è stata ancora definita l'esatta qualificazione in quanto mancano alcuni documenti tecnici, avrebbe agito da "conduttore" rendendo il rogo incontrollabile in una manciata di minuti. E che si sia sciolto lo dimostrano le ''pozze" he si sono formate ai piedi dell'edificio nel momento in cui è andato a fuoco fortunatamente senza causare vittime. L'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliana e Marina Petruzzella, che sta ricostruendo la dinamica dell'incendio con particolare riguardo all'aspetto della sicurezza, tra i vari capitoli, non solo punta a stabilire l'esatta composizione dei pannelli ma anche se questi corrispondano a quanto dichiarato nella pratica edilizia presentata in Comune.

Dentro le case del grattacielo andato a fuoco (Foto dei Vigili del fuoco)
Dentro le case del grattacielo andato a fuoco (Foto dei Vigili del fuoco)

Intanto cresce la rabbia tra le 70 famiglie rimaste senza casa e che hanno perso tutto nell'incendio. "Non era un palazzo di ricchi" sottolineano in tanti, che adesso si trovano a dover pagare il mutuo per una casa che non c'è più. Storie di gente comune, come la famiglia Cossu: padre operaio, madre impiegata e tre figli, oltre ai due gatti, salvati dai vigili del fuoco e adesso ricoverati in una clinica veterinaria "perché - dice il capofamiglia - hanno respirato talmente tanto fumo da rimanerne intossicati".

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