Incendio nella materna: indagata anche la maestra

Nell’incendio della scuola ustionati cinque bambini e tre genitori-volontari. Dopo il papà che ha portato il bioetanolo, iscritta nel registro un’insegnante

di Francesco Donadoni

Salgono a due gli indagati per l’incendio alla scuola materna San Zeno di Osio Sopra, nella Bergamasca, del 30 maggio in cui sono rimasti ustionati cinque bambini e tre genitori-volontari. Al papà, R. T., 40 anni, di Osio Sopra iscritto per primo nel registro degli indagati, quello che materialmente avrebbe portato il bioetanolo a scuola, da ieri si è aggiunta anche la maestra di riferimento dei bambini che erano presenti quella mattina. Si tratta di M. V., la maestra della sezione Blu, la classe coinvolta, 20 piccoli fra i 3 e i 6 anni. Tra di loro ci sono anche i due bambini, entrambi di quattro anni, rimasti gravemente ustionati e ancora ricoverati al Buzzi e al Niguarda in gravi condizioni. Accompagnata dall’avvocato Valentina Gritti la maestra ieri mattina è stata sentita dal pm Silvia Marchina, titolare del fascicolo. Un interrogatorio lungo, durato quasi tre ore. Alla fine la maestra è uscita dalla procura senza rilasciare nessuna dichiarazione. Anche per lei, come il papà, l’ipotesi di reato, al momento, è di lesioni colpose gravissime. La maestra, da quanto è stato ricostruito, era lì quando il papà ha dato fuoco con un accendino al bioetanolo, versato nella pentola allestita con alcune pietre. Una fiammata improvvisa ha investito i bimbi che si trovavano nella direzione in cui soffiava il vento. In questo lungo confronto davanti al sostituto procuratore, l’insegnante avrebbe dichiarato che quella mattina il fuoco al centro del giardino della scuola non era previsto. Potrebbe essere stata una decisione estemporanea: altro punto da accertare.

Il liquido infiammabile, il bioetanolo con il resto del materiale, da quanto è stato ricostruito dalle indagini è stato introdotto alla materna dal papà indagato, come avrebbe spiegato ai carabinier della Compagnia di Treviglio a cui sono state affidate le indagini. Quel giorno era in programma l’attività di orienteering, una sorta di caccia al tesoro. E il fuoco serviva per arrostire i marshmallow, una sorta di premio per i bambini. La maestra sostiene di avere visto preparare il braciere stile campeggio al centro del giardino, fra alcune panchette messe a cerchio dove si sono seduti i bimbi, ma riteneva che si trattasse di una semplice attività dimostrativa che non prevedeva l’accensione di un fuoco. Non avrebbe notato la piccola tanica con il liquido infiammabile usato dal papà. La versione di quest’ultimo, difeso dagli avvocati Simone Tangorra e Raffaella Galimberti, presenterebbe alcune contraddizioni con quella dell’insegnante e degli altri presenti, e per chiarire meglio la questione sono in corso approfondimenti per capire fino a che punto sia il caso di allargare il cerchio delle (presunte) responsabilità.

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