NICOLA PALMA
Cronaca

In fuga da Panama, preso in via Torino

Arrestato dalla Mobile l’ex segretario del presidente dello Stato centramericano: è accusato di riciclaggio

Adolfo Manzini De Obarrio intervistato dalla tv panamense all’apice del suo potere

Milano - Aveva appena preso una camera in un bed&breakfast di via Torino: ci sarebbe rimasto per i prossimi 25 giorni. Almeno nelle sue intenzioni. Sì, perché mercoledì sera gli agenti della sezione "Anticorruzione" della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Gianni De Palma, lo hanno fermato dopo una serie di appostamenti: Adolfo Manzini De Obarrio aveva un cappellino in testa, la mascherina e una barba incolta che stride con il volto perfettamente rasato immortalato nelle foto di qualche anno fa. Quando i poliziotti si sono accorti che era lui e che la dritta arrivata via Interpol era giusta, lo hanno bloccato per notificargli l’ordine di cattura finalizzato all’estradizione.

Sì, perché il trentanovenne, che è anche cittadino italiano, risulta ricercato a Panama, dove tra il 2009 e il 2014 è stato il segretario particolare del presidente Ricardo Martinelli. Secondo le accuse formulate dai magistrati dello Stato centramericano, in quel periodo Manzini De Obarrio avrebbe approfittato del suo ruolo di braccio destro del leader politico del Paese per intascare tangenti milionarie sui fondi per l’istruzione. In particolare, l’inchiesta, avviata nel 2015, ha ricostruito che l’ex funzionario di governo avrebbe aperto corsie preferenziali a imprenditori "amici" per approfittare dei fondi che il Governo stanziò in quegli anni per aiutare le famiglie dei ragazzi che frequentavano le scuole pubbliche; una sorta di sostegno all’istruzione dei meno abbienti, con tanto di rimborsi per l’acquisto di zaini, quaderni, libri e altro materiale necessario per garantire anche ai meno fortunati l’accesso alla scuola.

La condotta di Manzini De Obarrio avrebbe, secondo le tesi dell’accusa, provocato un danno alle casse erariali stimato in 12,5 milioni di dollari. Che fine ha fatto quella montagna di denaro? Per gli investigatori, una cospicua fetta sarebbe finita su una quindicina di conti correnti non direttamente intestati al trentanovenne, ma di fatto da lui controllati. L’uomo avrebbe speso i quattrini in case di lusso, fattorie, auto e nell’acquisto di una partita di monete d’oro del valore di 700mila dollari. Stando agli accertamenti, prima di ritrovarsi questa "fortuna", Manzini De Obarrio percepiva uno stipendio mensile di mille dollari, tanto che sul conto aveva solo pochi spiccioli. Poi la svolta, che, secondo gli inquirenti, è stata impressa proprio dalle mazzette incassate come ricompensa da coloro che hanno ottenuto gli appalti del Pan, il Programma di aiuti nazionali varato da Martinelli.

Già nel 2015, il trentanovenne era diventato destinatario di un mandato di arresto internazionale, che successivamente era stato revocato; ai media locali, il suo avvocato aveva dichiarato che Manzini De Obarrio non aveva alcuna intenzione di sottrarsi alla giustizia e che si trovava negli Stati Uniti, pronto a rientrare in patria per affrontare la situazione. Così non è stato. Anzi, sei anni dopo l’Interpol lo ha segnalato in Italia, dove l’uomo può contare su alcuni appoggi. Nel frattempo, sono arrivate le dichiarazioni del direttore del progetto di aiuti statali, Rafael Guardia, che ha confermato ai magistrati panamensi i sospetti sul giro di tangenti e tirato in ballo l’ex segretario particolare del presidente. Di conseguenza, nel 2019 è stato spiccato un nuovo mandato di cattura. Eseguito due sere fa all’ombra del Duomo.