NICOLA PALMA
Cronaca

Milano, in due anni 73 bancomat assaltati: condannata la banda del Pilastro

L’indagine dei carabinieri: la gang bolognese in trasferta in Lombardia e la tecnica della "marmotta"

un assalto bancomat

di Nicola Palma

La pena più pesante l’ha presa Sebastiano "Seba" Corso, che dovrà scontare 10 anni. Uno in più del leader carismatico della banda, Giuseppe "Nano" Molinelli, che nel 2019 si era trasferito in Costa Blanca per gestire il ristorante "Gnam Gnam" nella super turistica Benidorm, ex villaggio di pescatori riconvertito in irrinunciabile meta balneare spagnola. E ancora: 8 anni e 2 mesi a Claudio "Claude" Mantuano, 8 a Giuseppe "Nonno" Quitadamo e 6 anni e 8 mesi a Zakaria Siyadi alias "Cinno". È il conto presentato dal gup Natalia Imarisio ad alcuni dei componenti della gang dei bancomattari, che, secondo quanto accertato dagli inquirenti, avrebbe colpito per 73 volte tra il 2 febbraio 2017 e il 20 aprile 2019, concentrandosi in particolare sugli istituti di credito delle province di Milano, Monza, Pavia, Bergamo e Pavia e mettendo insieme un bottino di 3,24 milioni di euro. Un verdetto che ha confermato in toto l’impianto accusatorio, fondato sull’indagine portata avanti dai carabinieri dell’Antirapine del Nucleo investigativo, che a fine febbraio del 2021 si è conclusa con l’arresto di dieci persone.

L’inchiesta dei militari, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Leonardo Lesti e guidati dai tenenti colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo, scatta nel dicembre 2018, a fronte di "una particolare recrudescenza" degli assalti agli sportelli automatici (15 in un mese tra Milanese e Brianza) con la tecnica della "marmotta": i ladri allargano la bocchetta erogatrice con un piede di porco e inseriscono nella fessura un ordigno improvvisato "formato da un bastone in metallo alla cui estremità viene saldato un contenitore parallelepipedo che può essere riempito fino a circa 500 grammi di polvere pirica, innescato da una miccia o più spesso da un contatto elettrico". Gli uomini dell’Arma studiano gli episodi e ne ricavano un’ipotesi che poi si rivelerà esatta: c’è un’unica mano dietro quei blitz. La svolta arriva il 13 gennaio 2019, quando il proprietario di un garage a Rubattino, che non riceve da sei mesi i soldi dell’affitto (in nero), decide di dare un’occhiata per capire cosa ci sia all’interno della sua proprietà. Dentro c’è un vero e proprio arsenale (protetto da un congegno anti-intrusione sulla porta basculante), di fianco a un’Audi A4: 10 "marmotte" piene di nitrato d’ammonio, nitrato di magnesio e magnesio metallico (di cui almeno due pronte per l’uso), altre 48 "ancora allo stato di mero manufatto metallico" e due sacchi di nitrato d’ammonio. Di più: nel bagagliaio della berlina (nascoste tra ruota e paraurti ci sono pure le chiavi di una A3 RS) vengono trovati 35 biglietti scritti a mano con le indicazioni degli sportelli da svaligiare. Il proprietario dice di aver contrattato la locazione con un "uomo di circa 30 anni" descritto come nordafricano: è Siyadi, ventottenne bolognese.

Prende così corpo la pista del Pilastro, quartiere periferico del capoluogo emiliano che ha dato i natali a generazioni di bancomattari. Andando avanti, i militari arrivano al presunto capo Molinelli, "personaggio noto per essere particolarmente esperto nelle tecniche di assalto ai bancomat, passato da quella più risalente che utilizzavava bombole di gas acetile (poi abbandonata per la sua pericolosità) a quella più moderna della marmotta". I carabinieri individuano in via Meli e in via Ciccotti gli altri nascondigli delle “frecce“ – i bolidi utilizzati per raggiungere i "bersagli" e per fuggire a tutta velocità dopo i raid – e iniziano a monitorare i movimenti del gruppo. Fino alla notte del 20 aprile 2019: al termine dell’ennesimo raid da 92mila euro a Solaro, finiscono in manette Corso, Siyadi, Mantuano, Quitadamo e Stefano Monaco.