Caso Ruby, morta la testimone Imane Fadil: "Uccisa da mix di sostanze radioattive"

Sul corpo della 33enne, ricoverata all'Humanitas, è stata disposta l'autopsia. La Procura apre inchiesta per omicidio

Imane Fadil

Imane Fadil

Milano, 15 marzo 2019 - E' morta Imane Fadil, la marocchina 33enne, teste chiave nei processi sul caso Ruby con al centro le serate del "bunga bunga" di Arcore. La giovane era in ospedale a Milano, ricoverata da un mese: sarebbe morta il primo marzo, ma la notizia è trapelata soltanto oggi. Secondo quanto appreso dall'Ansa, dagli esiti degli esami tossicologici disposti lo scorso 26 febbraio dai medici dell'Humanitas di Rozzano ed effettuati in un centro specializzato di Pavia, ad uccidere la modella è stato un "mix di sostanze radioattive", però, diverse dal polonio.  Stando a quanto ricostruito, i medici dell'Humanitas dopo aver effettuato sulla giovane tutti gli esami generali possibili, poiché continuava lo stato di sofferenza e di agonia, il 26 febbraio scorso hanno deciso di disporre accertamenti tossicologici ad ampio spettro, che sono stati effettuati in un centro tossicologico specializzato di Pavia.

A riferire della morte della ragazza, oggi, è stato il procuratore del capoluogo lombardo, Francesco Greco, precisando che il cadavere presenta "sintomi di avvelenamento" ma che allo stato è prematuro azzardare ipotesi sulla reale causa del decesso. Per far luce sul giallo, è stata avviata un'indagine per omicidio coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano.  Da quanto è stato riferito la 33enne era ricoverata nella clinica di Rozzano dal 29 gennaio, denunciando a parenti e amici di essere stata avvelenata. Fadil, che viveva a Milano col compagno, è stata ricoverata dapprima in terapia intensiva e poi trasferita in Rianimazione. Lamentava forti dolori al ventre, gonfiore addominali e altri sintomi "che possono essere compatibili anche con altre patologie".

Tuttavia, ha precisato Greco, "non è stata individuata con certezza dai medici nessuna patologia a cui ricondurre il decesso". "Speriamo che la scienza sia in grado di dirci com'è morta", si è augurato il procuratore il quale ha inoltre riferito che la donna "non aveva fatto viaggi in Paesi esotici negli ultimi due mesi". La sua cartella clinica, attualmente al vaglio degli inquirenti milanesi, presenta alcune "anomalie ma non riconducibili a malattie certificate", ha detto ancora il procuratore Greco, precisando che il quadro generale sarà più chiaro una volta effettuata l'autopsia sul cadavere della donna. Mai nelle settimane in cui la ragazza era ricoverata e nemmeno il giorno della morte, l'ospedale ha comunicato alcunché alla magistratura, sebbene non sono state individuate le cause della morte e non ci sia una diagnosi certa sul decesso. "Per rispetto della famiglia e delle indagini non intendo aggiungere alcunché rispetto a quanto comunicato oggi dalla Procura", ha detto l'avvocato Paolo Sevesi, legale di Imane Fadil. Intanto, è stata disposta l'acquisizione di oggetti personali, documenti scritti e brogliacci di un libro che stava scrivendo e che conservava. È già stato anche sentito in procura il fratello, la persona con cui lei in questo ultimo periodo si sarebbe confidata. 

Con una nota l'ospedale Humanitas ha voluto precisare che "la paziente è stata ricoverata lo scorso 29 gennaio in condizioni cliniche molto gravi. È stata presa in carico da una équipe multidisciplinare che ha messo in campo ogni intervento clinico possibile per la cura e l'assistenza della paziente, compresi tutti gli approfondimenti diagnostici richiesti dai curanti". Al decesso della paziente, si legge ancora nel comunicato, "il 1 marzo scorso, l'Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma. Il 6 marzo, Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti, lo ha prontamente comunicato agli inquirenti". Per rispetto della privacy e dell'indagine in corso, "Humanitas non rilascerà ulteriori commenti su nessun aspetto di questa vicenda".

Fadil, che nel 2011, a poco più di 25 anni, era andata ad otto cene a Villa San Martino, era diventata una delle cosiddette 'pentite' del Bunga-Bunga e parte civile nei processi a Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, già nel giugno 2012, al termine di una sua deposizioni nel 'Ruby bis', fuori dall'aula aveva detto ai cronisti di sentirsi "in pericolo". Sempre nel 2012 raccontò di un emissario siriano che per conto di Berlusconi avrebbe cercato di comprare il suo silenzio. Anche negli ultimi mesi la modella con le sue dichiarazioni si era confermata come teste rilevante nel 'Ruby ter', dove l'ex premier è imputato per aver corrotto una serie di 'olgettine' e altri testi. "Ho detto la verità e ho subito e respinto tentativi di corruzione", andava dicendo soprattutto negli ultimi mesi Fadil, lamentandosi sempre che il processo per corruzione in atti giudiziari, ancora alle questioni preliminari, andava a rilento. Da quel processo, però, lei, due settimane prima di essere stata ricoverata, era stata estromessa come parte civile insieme ad Ambra Battilana e Chiara Danese, mentre nei mesi precedenti aveva trattato per un risarcimento con la difesa della senatrice Maria Rosaria Rossi. Secondo indiscrezioni avrebbe chiesto tre milioni ma l'offerta sarebbe stata di 300mila. Poi di lei non si è più saputo nulla fino ad oggi. 

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