
Salvatore Cristiano, il 27enne, B.Liver della Fondazione Bullone, attraverserà la Calabria
"La vita mi stava dando colpi bassi. Io l’ho ripresa in mano, grazie all’handbike e alla scrittura. Ora cercherò di conquistare anche la mia terra". Salvatore Cristiano Misasi ha 27 anni ed è un “B.LIver“ della Fondazione Bullone. Da quando è nato convive con la tetraparesi spastica. Questa mattina partirà per un nuovo viaggio: attraverserà la Calabria da nord a sud lungo 545 chilometri e tre parchi nazionali. Dodici tappe in 12 giorni in una terra circondata da storie di briganti, ribelli e lupi. Lui sarà il “Brigante in Handbike“. Lo seguirà anche il documentarista Alessandro Beltrame. Per accompagnare e sostenere il viaggio e il sogno di Salvatore Cristiano è stata aperta una raccolta fondi online.
Da dove ha inizio questa storia? "A 20 anni ho riscoperto la disabilità: ho cambiato ausili, sono riuscito a diventare autonomo a casa al 99%, ma sono stati soprattutto alcuni incontri ad aprirmi il mondo. Il primo con Alessandro Villa e suo fratello Federico, dell’associazione Piccoli Diavoli 3 Ruote, di Carate Brianza. Mi sono imbattuto in un documentario realizzato da Ale nel 2007, durante il suo viaggio a Memphis: mi ha fatto capire che la vita poteva essere altrettanto bella anche da seduti e mi ha fatto ritrovare la voglia di vivere".
Ha deciso così di progettare il suo viaggio? "Sì e ho scelto la Calabria, per “conquistarla”, per attirare l’attenzione delle persone e delle istituzioni. Io amo la mia terra, ma sono in conflitto con lei da quando sono nato. Voglio superare con lei i miei limiti ma anche i suoi, cercare di abbattere le barriere fisiche e mentali che ancora ci sono nei confronti della disabilità e uscire dalla mia zona di comfort. Per me è un riscatto sociale: voglio fare capire alle persone le barriere che ci sono e alle quali si sono forse troppo abituate".
Serve una narrazione diversa? "Sì, perché abbiamo due visioni di disabilità oggi: quella dei grandi campioni paralimpici, visti come eroi, e quella delle persone “sotto casa”, spesso guardate con pietà. Voglio ricordare che esiste un disabile “medio“, che vorrebbe essere trattato semplicemente come una persona normale. E vorrei scrivere un altro capitolo della storia di Ale, riportarlo sotto i riflettori, fare conoscere anche la sua storia, invitando a rivedere il film originale. Ci sarà anche lui all’arrivo insieme a Federico. Ormai sono i miei fratelli".
Cosa significa per lei essere un B.Liver? "Far parte della Fondazione Bullone, una grande realtà e una grande famiglia, che mi ha permesso di ridisegnare un futuro che sembrava incerto. La mia grande passione è la scrittura, con loro ho partecipato anche a un corso ed è stato per me come un trampolino: ero un falchetto, mi hanno messo nelle condizioni di volare. Grazie al Bullone sono stato assunto e ora realizzo anche la newsletter di Barilla. Ho potuto trasformare la mia passione in un lavoro vero e riscrivere la mia storia".