
Paola Gandini, tra i volontari del Refettorio Ambrosiano dal 2015 (Salmoirago)
"Nel 2015 mica eravamo sicuri di andare avanti dieci anni", ricorda il sindaco Sala che all’epoca era commissario di Expo, partecipando all’incontro per i 10 anni del Refettorio Ambrosiano. Un servizio agli ultimi che non potrebbe vivere se a dargli linfa non ci fossero i volontari. Alcuni presenti fin dal primo giorno e ancora attivi con lo stesso entusiasmo, come Paola Gandini. Ha 67 anni, è un’insegnante di Lettere in pensione ed è madre di tre figli.
Vive nel quartiere? "Sì, abito nella zona di Greco. Ricordo quando questa sala era un cinema-teatro parrocchiale. Io ero piccola, sono passati tanti anni. E per molto tempo questo luogo è stato inutilizzato prima di trasformarsi nel Refettorio Ambrosiano".
Cosa l’ha spinta a diventare volontaria? "Già in passato mi ero impegnata in più progetti parrocchiali. Quando ho visto che c’era la possibilità di intraprendere un percorso nuovo mi sono detta “perché no?“ e ho provato, spinta dal desiderio di incontrare altre persone e di poterle aiutare nel limite delle mie possibilità. Io mi relaziono con tutti, con delicatezza".
Che cambiamenti ha notato nella composizione degli ospiti, con il passare degli anni? "All’inizio arrivavano in maggioranza poveri senzatetto, che vivevano in strada. Poi ai commensali si sono aggiunti anche padri separati e persone che, pur avendo una casa, erano in difficoltà. Uomini ma anche donne. Ho notato anche un aumento di italiani. E le età sono le più disparate, ci sono giovani di 20 anni e anziani".
Per quanto tempo frequentano il Refettorio? "Dipende, alcuni per pochi mesi. Coloro che riescono a realizzare i propri progetti, non hanno più bisogno del servizio. E l’auspicio è proprio questo: che a poco a poco nessuno abbia più bisogno del Refettorio. Ma è un’utopia, perché so che ci sarà sempre qualcuno che ha bisogno".
La sua più grande soddisfazione? "Quando incontro qualcuno degli ospiti fuori dal Refettorio e mi fermano trattandomi con affetto. Non c’è distanza, siamo alla pari, siamo amici. Vuol dire che in tutti questi anni il Refettorio è diventato davvero una casa, in cui entrare felici".
M.V.