di Simona Ballatore Laura sapeva di avere davanti a sé solo pochi giorni. Ma aveva un sogno ancora da coronare. Lo ha raccontato così, con naturalezza, al personale dell’Hospice “Il Tulipano“ di Niguarda, che la stava accompagnando nell’ultimo viaggio, alleviando le sue sofferenze. "Sarebbe fattibile?", la domanda, in punta di piedi. È fattibile sì: l’equipe non si è certo tirata indietro. E così quel desiderio espresso in un venerdì di primavera è diventato realtà cinque giorni dopo. "O adesso o mai più: noi lo sapevamo che non potevamo permetterci di perdere quel tempo prezioso e lo sapeva soprattutto lei", ricorda oggi Renzo Ignazio Causarano, direttore delle Cure palliative e Hospice del Niguarda. Laura, 35 anni appena, è spirata cinque giorni dopo avere scambiato con il suo Andrea promesse di amore eterno. Come hanno fatto anche due ragazzi, in piena pandemia, chiedendo dopo anni di convivenza di ufficializzare quell’amore. "Da quando abbiamo cominciato quest’attività, nel 2008, in genere ci viene avanzata questa richiesta una o due volte all’anno – spiega Causarano – e per noi è importante accoglierla e realizzarla, perché è anch’essa una parte del percorso di cura del paziente. La maggior parte delle cerimonie è civile, anche per rapidità, visto che le pubblicazioni in chiesa richiedono più tempo. Ma ci è capitato anche di organizzare matrimoni religiosi, uno ortodosso, come pure battesimi. Le richieste di matrimonio arrivano più spesso dagli uomini, per tutelare dopo la morte la persona che è stata loro accanto fino all’ultimo". Davanti al desiderio di Laura, quel venerdì, la direzione, insieme a infermieri, medici e operatori sociosanitari de “Il Tulipano“ si è mobilitata per rendere concreto il desiderio suo e di Andrea: subito hanno contattato il Comune piemontese dove vivevano, poi quello di Milano dove si sarebbe tenuta la cerimonia, in presenza. Si sono sposati il ...
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