Una perdita per la società, oltre che per le singole interessate, perché la disparità di genere nell’ambito della ricerca e dell’università in generale impedisce non soltanto l’avanzamento di carriera delle donne, ma anche la diffusione di idee innovative preziose per tutti.
Lo spiega bene il team che ha condotto lo studio “Unveiling the gender gap: exploring gender disiparities in European academic landscape“, pubblicato su The lancet Regional Health – Europe, Stefania Boccia (nella foto), Sara Farina e Raffaella Iafrate.
"Questo comporta una perdita di talenti nel mondo accademico – spiega Boccia, ordinario di Igiene generale e applicata alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Campus di Roma e vice direttrice scientifica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs – ma anche una perdita del punto di vista femminile, che potrebbe aggiungere delle idee, innovazione e creatività preziose nei team di ricerca. Inoltre, la scarsità di modelli e mentori femminili di successo in posizioni di rilievo ha un impatto negativo anche sulla fiducia e sull’ambizione delle donne nel perseguire una carriera accademica".
A monte, restano barriere quali lo scarso riconoscimento del lavoro delle ricercatrici, la difficoltà a fare rete, ma anche la complessità di gestire le responsabilità familiari soprattutto dopo la maternità. "Soprattutto nei Paesi del Sud Europa c’è lo stereotipo persistente per cui quando una donna diventa mamma deve sacrificare la propria carriera per prendersi cura del bambino".
I programmi come Horizon (un programma europeo), che ha enfatizzato l’importanza di raggiungere l’equilibrio di genere nei team di ricerca, sono sicuramente un passo in avanti. Ma anche le donne stesse possono giocare un ruolo cruciale nel superare il gender gap, sia parlando delle discriminazioni e degli stereotipi, sia supportandosi a vicenda nell’avanzamento di carriera.
Federica Pacella